Milano 28 Settembre – Elettronica a Monza, meccanica e trasporti a Varese, alta tecnologia a Como, strumentazione ottica e, soprattutto, chimica e ambiente a Milano. I distretti produttivi lombardi brevettano un terzo delle invenzioni italiane riconosciute a livello europeo. Lo certificano le oltre quattromila domande arrivate tra il 2011 e il 2014 all’Epo, lo European Patent Office, per richiedere la garanzia Ue sulla paternità delle creazioni.
Sono quindi le cifre a fare di Milano la capitale dell’innovazione: 365 richieste di brevetto Ue presentate nel 2014, una al giorno, secondo l’elaborazione della Camera di commercio milanese. Con un rapporto di 114 brevetti per milione di abitanti, il doppio del dato nazionale. Una produzione ancora molto lontana dai livelli di Svizzera (847 domande nello stesso anno), Finlandia e Olanda (oltre 400), ma la città di Expo fa meglio di Regno Unito e Norvegia. Sotto la Madonnina sono i marchi chimico-farmaceutici a fare da traino. Brevetti e medicinali: un doppio biglietto da visita per la città che si candida a ospitare, dopo la Brexit, l’Agenzia europea del farmaco, ma anche una delle tre sedi della Corte dei brevetti Ue.
«Il fermento culturale, industriale e di ricerca dell’area milanese è superiore a quello delle altre città», assicura Francesco Di Pierro, ricercatore biomedico, cinquant’anni e altrettanti brevetti europei nel curriculum. Da quello per un farmaco che riduce gli effetti tossici del paracetamolo all’ultimo, una settimana fa, per un integratore antidiabetico che abbassa anche il colesterolo. «Sono torinese, per fare il salto di qualità mi sono spostato in Lombardia, dove c’è più competizione e le occasioni aumentano». Fondamentale il ruolo degli atenei milanesi, dai cui laboratori nascono ogni anno decine di spin off. «I ragazzi delle università sono il «motore dei motori» per il 4.0 – ha chiarito ieri il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca – sono loro che contamineranno le aziende nell’ambito della digitalizzazione dei prodotti, dell’automazione e dell’uso del 3D».
Un riconoscimento che arriva in occasione della firma di un accordo tra imprese lombarde e i rettori delle Università milanesi Politecnico, Statale, Bicocca, Cattolica, Bocconi, Humanitas, Iulm e San Raffaele, più l’ateneo di Pavia. Al centro del patto c’è l’«innovation match making», con l’obiettivo di rendere stabile la collaborazione nell’ambito dell’innovazione tecnologica. Fare rete per favorire la trasmissione di competenze, questa la ricetta vincente anche per Roberto Maroni. «L’iniziativa è totalmente condivisa e coerente con le nostre politiche», ha detto il presidente lombardo, rivendicando la legge su ricerca e innovazione in discussione al Pirellone: «Siamo la prima Regione a farlo».
Tra le creature nate dal lavoro dei ricercatori del Politecnico c’è Sia Aerospace: «Siamo passati dalla teoria alla pratica, con una start up che ha venti dipendenti», racconta Joyce Losi, che con i suoi colleghi ha creato un dispositivo – mix di materiali, configurazione e algoritmi di previsione – usata per migliorare la sicurezza degli elicotteri. «Ora lavoriamo anche su piccoli aerei, e abbiamo testato l’uso sulle automobili. Ma pensiamo al mercato ferroviario e al settore dell’ascensoristica». Da un progetto della Statale è nata invece Voices from the blogs, società che analizza big data sul web. Il creatore, Luigi Curini, non ha dubbi: «Il nostro algoritmo è il migliore al mondo al momento, ma in Italia sugli algoritmi non c’è protezione. Bisogna brevettarli negli Usa e poi estendere la “patente” anche in Europa».
Simone Gorla (La Stampa)
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