Milano 11 Ottobre – “Io da questi asserviti a Renzi non ci vado”. Matteo Salvini. Anno del Signore 2016 riferendosi non ad una accolita di mantenuti in attesa del padrone di turno, ma di Assolombarda. E qui, con tutto l’affetto che si può provare per il buon Matteo, un paio di bonari rimproveri glieli si deve muovere. Proprio per l’ammirazione e la stima che abbiamo nei suoi confronti, sia chiaro. A chi si ammira non si deve mentire. Altrimenti, sapete, si rischia di passare per asserviti. Quindi saremo onesti sino ad essere spietati: Matteo, stavolta hai detto una sciocchezza. Sciocchezza è quello che si può scrivere. Sciocchezza, nella nostra mente, inizia con c. Ma lasciamo perdere. Assolombarda avrà tutte le colpe del mondo, ma rappresenta il cuore del centrodestra. Gli imprenditori non sono di nessuno, se non di se stessi. Ma sono sempre stati il nostro riferimento. Non ci siamo sempre andati d’accordo, è vero. Ma non abbiamo mai smesso di guardare nella stessa direzione. Quella di chi produce. Di chi rischia. Di chi intraprende. Di chi getta il cuore oltre l’ostacolo. Certo, spesso ci hanno deluso. Hanno la tendenza a saltare sul carro del vincitore. Non è una novità. Ma noi li abbiamo sempre aspettati e rispettati. E nel momento critico, quando in gioco c’era il futuro, loro non hanno mai tradito.
Noi abbiamo ricambiato con la pazienza dell’amante in attesa. Che sopporta le bizze e le bizzarrie. Sia Forza Italia che la Lega non hanno mai messo pressione. Ed in casi come questi hanno spiegato e rispiegato i propri punti di forza. Perché, in fondo, sappiamo che se non prendono ordini dalle nostre segreterie non li prendono nemmeno dalle proprie associazioni di categoria. Chi ha deciso di rischiare la propria vita professionale, il proprio futuro e quello dei figli ogni giorno non accetta ordini di scuderia. Quindi, se Assolombarda sostiene il sì, ogni iscritto, ogni associato ed ogni loro parente, congiunto e dipendente farà esattamente e tutto quello che riterrà più giusto. Salvini questo non l’ha, evidentemente, capito. Succede quando l’impresa non sai nemmeno cosa sia. Quello che non si deve mai, per nessuno motivo ed in alcuna occasione fare è infamare un’intera categoria. Scaricando su di loro una colpa tua, peraltro.
Salvini l’occasione per spiegare il caos generato dal nuovo articolo 70 ce l’aveva. Poteva, Boschi presente, spiegare che ogni decisione del Parlamento sarebbe stata per un decennio sotto la lente della Corte Costituzionale. Per cui, anche dopo anni, sarebbe potuto cadere ogni impianto, ogni decisione ed ogni piano. Un decennio di incertezza. Di confusione. Di casino. Poteva spiegare questo. Invece ha deciso di insultare il padre del ministro. Ed oggi ha deciso di prendersela con i nostri storici elettori. Ecco, Matteo, così non va. Con affettuosa sincerità, sia chiaro.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,