Milano 15 Ottobre – “Quante strade deve percorrere un uomo/prima di poterlo chiamare un uomo”: potrebbe essere la risposta di Bob Dylan ai Barriccanti tromboni e frustrati che popolano il provincialissimo panorama letterario italiano e che hanno stigmatizzato a voce altissima che no, non si doveva attribuire il Nobel a Bob Dylan. Un cantastorie vociante di canzonette, uno che con la lirica poetica non c’azzecca, insomma un figlio di un Dio minore. Quasi che la poesia dovesse avere “un luogo” dove esprimersi, quasi che la poesia dovesse essere circoscritta in un volume, magari di un editore di chiara fede di sinistra.
Ma quando la libertà incontra l’immaginario poetico e la sua espressione incontra anche la musica, beh..lasciatemi dire è l’emozione di un’anima che parla, che seduce, che travolge.
Bob Dylan ha avuto le intuizioni che interpretano e precorrono il tempo, ha influenzato intere generazioni, ha saputo essere tenero con gli ultimi, ironico con i potenti, fuori dagli schemi, innovativo, critico beffardo, imprevedibile, unico.
Bob Dylan, un uomo schivo, immutabile e sempre diverso. Il suo canto ha masticato gli eventi e le trasformazioni sociali con l’avidità creativa di un grande poeta, con rabbia e dolcezza, con razionalità e sensibilità,
Non si può non ricordare Blowin’ in the Wind” per dire insieme “…quanti anni possono gli uomini esistere/ prima di essere lasciati liberi/e quante volte può un uomo volgere il capo e fare finta di non vedere/la risposta amico soffia nel vento/E quante volte deve un uomo guardare in alto/prima di poter vedere il cielo/e quanti orecchi deve un uomo avere/prima di poter sentire gli altri che piangono…”
Parole, allora, negli anni 60 che avevano la meraviglia della scoperta, l’immedesimazione dell’inquietudine, l’emozione della poesia.
Ha detto con ammirazione De Gregori “Non è mai troppo tardi. Il Nobel a Dylan è anche il riconoscimento definitivo che le canzoni fanno parte a pieno titolo della letteratura di oggi e possono raccontare, al pari della scrittura, del cinema e del teatro, il mondo e le storie degli uomini. Nessuno come lui ha saputo mettere in musica e parole l’epica dell’esistenza, le sue contraddizioni, la sua bellezza».
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano