Milano 23 Ottobre – Resta il giallo sull’uso col contagocce del nuovo velivolo di punta della flotta di Palazzo Chigi. Perché comprare un nuovo aereo, dichiarando di volerlo trasformare in un ambasciatore del made in Italy, e poi tenerlo in un hangar a Fiumicino?
Nei primi mesi dall’arrivo a Roma del gigantesco Airbus 340-500 i problemi tecnici e burocratici svelati dal Giornale avevano tenuto a terra il jet. Ma ora la chiave del mistero sarebbe tutta politica. «Lo farò volare dopo il referendum del 4 dicembre», avrebbe detto il premier a chi gli chiedeva come mai continuasse a viaggiare sui Falcon e A319 definiti obsoleti proprio da Palazzo Chigi, quando era ora di giustificare la nuova spesa. Finora c’è un unico viaggio all’attivo, quello a Cuba, fatto dal premier nel 2015. L’A340-500 è rimasto a terra anche in occasione del viaggio in Brasile, quello in occasione delle Olimpiadi di Rio, smentendo chi diceva che il nuovo aereo serviva a evitare scali intermedi nei voli a lunga distanza.
I problemi che hanno reso difficile il decollo dell’A340 non sono stati pochi. Nessun pilota dell’Aeronautica militare, infatti, era in grado di pilotare il vettore, per cui si è reso necessario un addestramento speciale per i piloti del 31esimo stormo. È inoltre stato necessario adeguare l’aereo a quelle che sono le normative di volo italiane. Era atterrato la prima volta con matricola emiratina, quando per renderlo operativo andava immatricolato come aereo militare. Inoltre, nessuna pista, a parte quella di Fiumicino, era abbastanza lunga per il decollo e l’atterraggio del gigante dell’aria. Il resto della «flotta blu», gestita dal 31esimo Stormo dell’Aeronautica, è invece tutto di stanza nell’aeroporto di Ciampino. Ma ora che tutto è al suo posto e l’Airbus è operativo il discorso è diverso. Perché, in teoria, potrebbe volare eccome. Anzi, sarebbe auspicabile che lo facesse, perché è un tipo di aereo che richiede un minimo di ore in cielo perché rimanga efficiente.
Ma la faccenda contrasta con la retorica di Renzi sui risparmi che è proprio uno degli argomenti forti della riforma costituzionale sottoposta al voto referendario. Dovrebbe infatti far risparmiare 500 milioni, secondo la Boschi. Sarebbe dura raccontare agli elettori che buona parte serviranno a pagare l’Air Force One renziano.
Il Pd ha sempre criticato le scelte di Silvio Berlusconi, quando era premier, per i 116 decolli in un anno, mentre lui certo non si dà meno da fare, visto le seimila ore annuali che ha fatto registrare, con una spesa complessiva di 50 milioni di euro all’anno. Alla faccia della spending review, dei tagli e dei risparmi. E alla faccia della voglia di austerità.
Il premier, nel 2015, non perse tempo per attraversare l’oceano Atlantico in volo per assistere alla finale di tennis Vinci-Pennetta, dimenticandosi però altri appuntamenti, come una capatina a New Delhi per andare a far visita al fuciliere di Marina Salvatore Girone fino a qualche mese fa trattenuto in India senza neanche avere un capo d’accusa o per andare a Taranto a trovare il collega Massimiliano Latorre, colpito da un ictus.
Di certo c’è che, per adesso, il super aereo è decollato una volta sola e a solcare i cieli di tutto il mondo resta, per lo più, l’A-319, un velivolo che ha molti meno posti di quello in questione e che è certamente meno potente (il 340 è dotato di 4 motori Rolls Royce Trent 553-61). Che Renzi aspetti il 4 dicembre per cantar vittoria e poi si decida, finalmente, a far fruttare quei quasi 170 milioni di euro?
(ilgiornale.it)
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