Rottamato soprattutto dai giovani

Attualità

Milano 25 Ottobre – L’ultimo sondaggio di Ipsos sull’esito del referendum del 4 dicembre è disastroso per Matteo Renzi. Non tanto per il distacco tra un No al 54%e in crescita di due punti rispetto al mese scorso e un Sì al 46%, quanto perché a decretare la sua eventuale sconfitta potrebbero essere proprio quei giovani che lui stesso ha sempre citato quali interlocutori privilegiati del suo storytelling, destinatari delle sue riforme e spinta propulsiva per il rinnovamento del Paese. Coloro, insomma, a cui il premier vorrebbe dare la paghetta mensile per andare a teatro, al cinema o a vedere una mostra, hanno deciso che così non va.

Se si spacchettano i dati del No, infatti, le percentuali più alte dei contrari sono nelle fasce di età tra i 18 e i 34 anni e tra i 35 e i 49 anni. Massimo D’Alema, che non perde occasione, ha provato a commentare con una battuta: «Votano Sì solo le persone molto anziane forse anche perché hanno maggiore difficoltà a comprendere questa riforma sbagliata». E ancora: «Renzi parla a nome di una gioventù che non lo segue». Infine: «È come per la Brexit, gli anziani non si rendono conto che approvando la riforma renziana si rovina la vita dei nipoti. Spero che i nipoti facciano in tempo a farglielo capire».

Battute e parallelismi a parte e prendendo l’attendibilità di un sondaggio a 40 giorni dal voto per quella che è (la Brexit, appunto, insegna), una riflessione va fatta. O meglio, Renzi dovrebbe farla. Innanzitutto viene facile pensare che quello dei giovani per il No non sarà tanto un giudizio di merito sulle modifiche alla Costituzione (se escludiamo forse gli studenti di giurisprudenza o gli esperti di diritto) quanto un rendiconto sull’operato del governo. Che, evidentemente, non è riuscito a far breccia nella classe produttiva del Paese.

Il Jobs Act – forse la riforma che più avrebbe dovuto toccare i giovani – si è rivelato un fuoco di paglia, tanto che il tasso di disoccupazione giovanile, secondo gli ultimi dati dell’Istat, è al 38,8%. I trentenni devono anche aver percepito lo scarso interesse che il governo ha dimostrato nei confronti delle partite Iva (vere o finte) sulle quali, tra gaffe e provvedimenti annunciati e mai messi a punto, è meglio stendere un velo pietoso.

È chiaro, perciò, che se il dibattito è sempre concentrato su pensioni e dipendenti pubblici, ad essere protagonisti della narrazione renziana saranno sempre più quelle generazioni che invece il premier avrebbe voluto rottamare.

Federica Venni (L’Intraprendente)

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