Giannino “Vi spiego il bluff di Equitalia”

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Milano 27 Ottobre – Abbiamo avuto modo già di dirlo nel programma La versione di Oscar, insieme al professore di Diritto tributario Dario Stevanato e al sindaco di Ascoli Guido Castelli, delegato nazionale Anci alla finanza locale: del decreto in materia fiscale uscito nel fine settimana, il cui testo è l’unica cosa che abbiamo della legge di bilancio ancora in riscrittura, vanno apprezzate due cose. Il Quirinale, in linea anche con la Commissione Ue, ha fatto saltare oltre 4 dei 6 miliardi di coperture di spesa ballerine da stima di maggiori ipotetici introiti fiscali una tantum: mentre due sabati fa la somma del gettito stimato dalla rottamazione delle cartelle Equitalia era di 4 mld e 2mld erano attesi dalla nuova Voluntary Disclosure, ora siamo a meno di 2mld in tutto. Il secondo motivo di gratitudine al Quirinale è aver fatto sparire la cosiddetta aliquota di emersione del contante al 35%, sulla cui illiceità e iniquità già abbiamo detto: l’eventuale emersione di capitali domestici sconosciuti al fisco rientra in tutto e per tutto nella Voluntary Disclosure 2 con le stesse regole, e senza alcun beneficio aggiuntivo – si direbbe – rispetto alla Voluntary 1.

Questi giusti meriti vanno riconosciuti al silenzioso Quirinale. Che resta però troppo corrivo comunque nell’assistere senza reazione a manovre finanziarie varate senza testi e abbondantemente ormai fuori dal limite del 20 ottobre previsto per legge. Ricordo a tutti che Scalfaro al Colle fulminò Berlusconi in ritardo nel 1994 sui tempi di consegna della finanziaria, e costrinse giustamente quel governo a consegnargli i testi in fretta e furia lavorando per una notte intera.

Quanto al decreto su Equitalia, a una prima lettura emergono problemi seri, che di seguito elenco:

  1. a) Equitalia spa e le sue società vengono “sciolte”– dopo un interim commissariale di 6 mesi – per decreto invece che con una delibera dell’assemblea dei soci come previsto dall’ordinamento;
  2. b) nasce un ente economico pubblico vigilato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), ma poiché dal punto a) si capisce che c’è un irrisolto problema giuridico, si afferma che esso sarà soggetto al Codice civile;
  3. c) si dispone che attivi, passivi, negozi giuridici e rapporti passeranno dalla vecchia spa “sciolta” a terzi, ma anche in questo caso la procedura  è quella disposta dal Codice civile;
  4. d) resta irrisolto il problema del personale, visto che l’esame di congruità previsto per il passaggio ai ruoli nuovi non sana affatto l’obbligo di concorsoprevisto per la Pa, anche per la nomina dei dirigenti, rispetto al quale Agenzia delle Entrate resta inadempiente, come conferma la nota sentenza della Corte Costituzionale che ne ha sconfessato la prassi di nomina diretta a tempo;
  5. e) i 30 giorni previsti per gli oltre 4mila Comuni che dopo la legge Monti non hanno più in affidamento a Equitalia il servizio di riscossione non sono assolutamente sufficienti per capire davvero a che condizioni la rottamazione delle cartelle possa avvenire da parte loro a parità di condizioni: l’Anci ci ha detto esplicitamente in trasmissione che nessuna concertazione o informazione è venuta sinora ai Comuni e alle Regioni dal governo. Nel decreto si parla di una convenzione che fisserà obiettivi della riscossione alla sottoscritta dalla nuova Equitalia col MEF, ma non è prevista alcuna interlocuzione o convenzione con le Autonomie;
  6. f) il termine previsto nel decreto dei 90 giorni dall’entrata in vigore entro cui il contribuente deve presentare domanda (articolo 6 comma 3) risulta a maggior ragione del tutto impensabilmente coerente con i chiarimenti normativi necessari invece per l’ammissione alla rottamazione dei ruoli di enti impositori diversi da quelli statali, tanto più se si pensa che all’art 2 comma 2 del decreto si estende fino al 1 giugno 2017 la scadenza entro la quale i Comuni possono deliberare o meno se avvalersi del nuovo soggetto di riscossione: è ovvio che i termini così ristretti siano pensati per consentire poi successive protrazioni(magari collimanti anche coi tempi di un’eventuale consultazione elettorale anticipata, ché a pensar male si fa peccato, ma spesso non si sbaglia…);
  7. g) soprattutto: l’abbattimento delle sanzioni pone un evidente problema. Se quelle oggi vigenti le si considera un furto ai danni del contribuente, ebbene bisogna che il loro abbattimento sia permanente. Se invece come nel decreto il taglio è solo a tempo, significa due cose: che serve a far fare cassa allo Stato, ma è un tentativo di estorsione di voti alle urne in cambio della conferma degli sgravi solo se il governo vince le elezioni;
  8. h) mentre infine si afferma e ripete che bisogna porre termine agli eccessi di Equitalia, in realtà gli si accrescono i poteri visto che con il nuovo decreto all’articolo 3 al nuovo soggetto di riscossione via Agenzia delle Entrate sarà consentito l’accesso a tutte le banche dati prima inibitegli: anagrafe tributaria, Inps, movimentazioni bancarie…;
  9. i) infine, me n’ero dimenticato, due perle: si aggravano invece di semplificare gli adempimenti a carico del contribuente, con il nuovo obbligo di comunicazioni trimestrali dei dati Iva (senza ovviamente che questo comporti analoga maggior celerità per la compensazione crediti…), e si istituiscono accertamenti ritorsivi per chi ha trasferito residenza all’estero, con l’obbligo per i Comuni di comunicarne le liste alle autorità tributarie: la caccia agli emigrati, che lasciano alle spalle un Paese di eccessivi gravami e scarse opportunità e alte tasse, e invece da oggi vengono considerati potenziali traditori della patria: un vero classico della peggior deriva giacobino-autoritaria, in barba a ogni libertà delle persone che è uno dei quattro pilastri europei. A me fa schifo;
  10. l) la disposizione nel decreto ai Comuni di comunicare al fisco le liste di espatriati è qualcosa che ci fa tornare indietro ai tempi pre-repubblicani. Quando uno Stato ad alta e iniqua imposizione fiscale, invece di tagliare spesa e tasse, inizia a perseguitare chi espatria lasciandosi alle spalle l’eccesso di gravami e l’inefficienza del nostro Paese, vuol dire che siamo alla frutta. E non voglio credere davvero che oltre a tutto questo il governo, come anticipato dal Corriere ieri, pensi davvero di estrarre a sorte ogni anno un settore di spese private da ammettere a detrazione anche se non previsto oggi dalla legge: sarebbe un fisco da ubriachi, la ruota della fortuna, una cosa mai vista al mondo…

Oscar Giannino (L’Intraprendente)

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