Milano 27 Ottobre – Si fanno pagare. Il mercato delle tesi di laurea chiavi in mano parla dalle bacheche di università e biblioteche, dai volantini lasciati nelle aule, tra annunci di chitarre in vendita e stanze in affitto. E sul web, naturalmente. Offrono servizio completo: ricerca bibliografica, consigli, scrittura totale o parziale, con facoltà di modificare indici e capitoli. Supporto, battitura e “altri servizi su richiesta”. Per laureandi, iscritti ai master e ai dottorati. Dalla Statale alla Cattolica, dalla Bocconi al Politecnico e alla Bicocca. Si trovano ovunque, in word o con programmi di grafica, in inglese per gli stranieri.
Ci fingiamo laureandi, con fretta di arrivare alla discussione ma con poco tempo da dedicare alla tesi, e li contattiamo. Una email per spiegare quali sono le urgenze. Invitano a sentirci per telefono o a incontrarci. Ricevono sui gradini di piazza del Duomo, nei bar, in copisteria. O in ufficio. Fanno domande per conoscere l’argomento della tesi, la lunghezza e, se esistono, titolo, indice e bibliografia. Poi cercano di capire a quali servizi si è interessati. Menu à la carte: l’affiancamento, la stesura parziale o quella completa per mano dei loro esperti. Si prendono in carico anche le correzioni dei relatori. Vantano team di ex professori in pensione, neolaureati con il massimo dei voti e ricercatori.
Tesi a pagamento: i colloqui con chi le scrive con la telecamera nascosta
Poi c’è il compilatore artigianale, magari laureato in un’altra materia, che si improvvisa. Come Lorenzo. “Vengo da studi economici, ma ho fatto anche lavori di Storia e Filosofia”. Cerchiamo uno scrivano con esperienza pluriennale, come si legge sui volantini. Gabriel si definisce ghostwriter da quattro anni: “La persona per cui lavoro lo fa da più di dieci”, racconta. “Fino a qualche tempo fa c’erano tre grandi poli a Milano. Ora sulle bacheche vedo qualsiasi tipo di annuncio”. Da un po’ Gabriel lavora da solo, anzi per le tesi più complesse è lui che si fa aiutare da qualche collega. Ma rimane nella rete di quello che si fa chiamare “dottor Andrea”. È un network, un’agenzia di intermediazione tra cliente ed estensore materiale, prendendosi una commissione già compresa nel preventivo.
I prezzi variano parecchio. Per una tesi di 100 pagine dai 1.200 euro ai 4mila. Fornisci la bibliografia e i materiali e avrai uno sconto. Se ci sono traduzioni o testi in lingua la cifra sale, la data di scadenza è un altro moltiplicatore. Trovi chi fa un prezzo a pagina: 12-13 euro i più a buon mercato, ma si può pagare fino al triplo. O a tempo, come Andrea. In media, “sono almeno 20 euro all’ora”. Totale, tra il tempo dedicato a leggere il materiale e la stesura “serviranno almeno 2mila euro”. Ma può venirci incontro. “Il lavoro può essere fatto da un 65enne esperto della materia o da un neolaureato” e il prezzo scende. Per il compenso vanno bene contanti, assegni, ricariche Postepay, bonifici. Acconto e comode rate dopo la consegna dei capitoli.
“Insicura e poco interessata, ecco perché mi sono fatta scrivere la tesi”
Il web offre soluzioni più economiche. Su Google, Kijiji o Bakeka, tesi offronsi anche per 400 o 800 euro, preconfezionate o corredate da una relazione per la discussione. Inserzionisti qualificati, o quasi: la “prof. Pieri” si spaccia per docente universitaria con rimando al profilo Linkedin, ma all’ufficio del personale dell’ateneo di Napoli in cui dice di insegnare il suo nome è sconosciuto.
Ilaria ammette che il suo mestiere è scrivere tesi. È laureata in Economia ma si è occupata di elaborati “di quasi tutte le facoltà: Filosofia, Giurisprudenza, Scienze Motorie. Faccio questo lavoro da anni, mi piace”. Vende la sua manodopera in tutta Italia, manda i capitoli per email. E garantisce un lavoro originale al 100 per cento. A prova di verifica sui software antiplagio delle università, diffidare da chi offre lo stesso servizio a cifre stracciate. Torniamo da Gabriel: “Una volta è arrivato da me un ragazzo che si era affidato ad altri e sulla sua tesi era stato rilevato il 30 per cento di plagio. Ho dovuto rigirarla, così è scesa al 6 per cento”. Il trucco per aggirare i software – chi compila ne ha di simili per verificare prima della consegna – è parafrasare il testo di lavori già esistenti con l’uso di sinonimi.
C’è poi il mercato istituzionale, presidiato per lo più da società di consulenza. Offrono un servizio intermedio di scrittura dei paragrafi a cui il laureando può partecipare con aggiunte e modifiche, per personalizzare il lavoro. O confezionano l’intero elaborato disinteressandosi del fine per cui è stato richiesto: è una tesi, ma non si può dire. Tra questi Obiettivotesi, si qualifica come “istituto universitario privato specializzato nella preparazione di tesi si laurea”, cui sono collegati altri siti (Elaborazionetesi.it e aiutotesi.it), con sede a Battipaglia ma attivo in tutta Italia. Lo premettono sul sito: “Obiettivotesi non promuove né autorizza la compravendita di tesi preconfezionate o derivanti dal plagio di lavori altrui” e “garantisce l’originalità dei suoi lavori”.
Via email allegano un vecchio ritaglio di giornale che parla di loro a garanzia di serietà. Leggiamo: è sufficiente spedire il titolo e i loro ricercatori “procedono alla scrittura, capitolo per capitolo, fino all’ultima pagina, della tesi. Che lo studente, poi, è libero di modificare dove e come crede”. Tengono a precisare che ci forniranno uno scritto su un tema, “se poi diventa una tesi lo diventa nelle vostre mani”. Concetto ribadito nel contratto che inviano, in cui si impegnano a fornire “un elaborato per finalità di studio”. Infine c’è chi, come Studio team, propone più opzioni: “Possiamo affiancarla durante la stesura ma non ne veniamo più fuori”. Quindi meglio se si affida direttamente a loro il
lavoro.
Possibilità di essere scoperti? Parla Elisa, che ha deciso di usufruire di questo servizio: “Avevo poco tempo perché lavoravo e mi hanno anche operata a un piede. Poi non me la sono sentita di scriverla da sola”, racconta. Ha discusso la sua tesi triennale nel 2014 e assicura che non ha avuto problemi. “Non è come a scuola. È molto difficile che un relatore ti conosca così bene da capire che non l’hai scritta tu”. (Repubblica)
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