Milano 3 Novembre – La sicurezza viene prima di tutto. E questo va bene. Ma dobbiamo anche renderci conto che alla psicosi c’è un limite. E sta diventando sempre più difficile fissare un limite ragionevole. In questi giorni ci sono in giro cartelloni alti come un uomo che mi ricordano che se lascio la borsa nel metrò rischio una denuncia. Un processo. Penale. Perché se viene rinvenuto si deve bloccare il traffico, inviare autobus sostitutivi e ammennicoli vari. Ok. Fermiamoci un attimo e riprendiamo fiato. La prima reazione è che io sono responsabile di quello che faccio, non delle psicosi altrui. Se si deroga a questo principio è finita. Però, giustamente, la gente lasciata a terra, rallentata e che rischia di perdere appuntamenti importanti non sarà felice. Proprio per nulla. Come dar loro torto? Solo che se vogliamo scegliere questa via di condotta, abbiamo l’obbligo della coerenza. Allora pretendo che il Comune si rifaccia sui beni dei suicidi che scelgono i binari della metro per togliersi la vita. Tra l’altro tra uno che sbadatamente lascia in giro uno zaino ed uno che consciamente sceglie quel luogo e quel momento per mettere fine alla propria vita, il primo non mi pare il più colpevole. Ovviamente è una soluzione disumana, quella che ho proposto. Ed è inapplicabile. Però analizziamo nello specifico ed in profondità quella che vuol mettere in campo il compagno Sala.
Io domani dimentico la borsa in stazione. Dimenticherei anche la testa, se non fosse attaccata al collo. Dentro la mia borsa c’è il computer, quindi sarei rintracciabile in sei secondi netti. Comunque la borsa, prima di essere aperta, sarebbe identificata. Attirerebbe l’attenzione degli artificieri. Quindi o la fanno saltare o si accorgono che non contiene nulla di pericoloso. Nel frattempo magari ho pure chiamato MM per avvisare. Però MM ha attivato tutte le procedure ed ha dovuto sospendere il servizio pubblico. Io, quindi, vengo denunciato. La pratica arriva al Pm. Che suppongo si farà quattro risate di cuore. Ma se fosse serio inizierebbe l’indagine. Saltiamo i passaggi formali, perché ci sia il reato ci deve essere la condotta criminosa, la lesione dell’altro e la volontarietà. Ottimo, dimenticarsi un oggetto in giro non è un reato. Ma ammettiamo lo sia, o possa essere considerato tale se causa allarme. La lesione c’era certamente. Ma la volontarietà? Al massimo può esserci la colpa grave. Ma qui, davvero, è indimostrabile, soprattutto se ho fatto quella benedetta telefonata. Se mi va bene lo capisce il Gip, che stabilisce il non luogo a procedere. Se mi va male lo capisce la Cassazione. Nel frattempo io ed il Comune abbiamo buttato, e fatto buttare una quantità astronomica di soldi per nulla. Efficiente, non vi pare?
La verità è che la gente, talvolta, fa sciocchezze. Bisogna punirne alcune ed accettare che altre fanno parte della natura umana. Se lascio deliberatamente la borsa (e qualcuno lo riesce a provare) ben venga la denuncia. Altrimenti basta. Vediamo di non esagerare. La sicurezza non può trasformare la città in una gabbia di matti.
Luca Rampazzo
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,