Il quinto stato avanza e la Storia non riuscirà a fermarlo

Milano

Milano 6 Novembre – La notizia si ripete perché il freddo e la fame si ripetono con la tragica realtà di un’ingiustizia sociale che non conosce soluzioni. Ripetiamola nella sua crudeltà “è morto un clochard la notte scorsa in un parchetto alle spalle del dormitorio di viale Ortles, a Milano. A trovare il corpo è stata una clochard polacca che lo conosceva. Alle 2.30 ha dato l’allarme chiamando il 118 ma all’arrivo dei soccorsi non c’era più nulla da fare.
L’uomo è morto per arresto cardiaco presumibilmente a causa del freddo, sul corpo non sono stati trovati segni di violenza. Della vicenda sono stati interessati i carabinieri.”  Per constatare ancora una volta che si può morire in solitudine, nell’indifferenza, nell’abbandono. E l’annotazione che sia stato trovato vicino ad un dormitorio pubblico fa presumere un’esclusione, un’emarginazione di cui non si possono affermare con certezza le cause.

Ma se l’esercito degli esclusi, dei dimenticati, degli ultimi si organizzasse per gridare i propri diritti, rivendicasse la propria volontà di vivere con dignità e marciasse unito esigendo rispetto e pari opportunità ad esempio con i migranti, quale sarebbe la risposta delle istituzioni, di Renzi, di Sala?

Un quinto potere di disperati, schiacciati dall’ottusità di un potere ideologico, in una piazza anonima, simbolo di uno spazio universale, affamati di pane e di giustizia, nello sfondo quel cielo che è di tutti, sul volto lo smarrimento e la paura, nelle mani la fierezza di una vita precaria, nel cuore la consapevolezza di essere uomini.

Chi vuol essere il Giuseppe Pellizza da Volpedo dei clochard?

Nene

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