Milano 7 Novembre – La sinistra Milanese è sempre fonte di enorme spasso. Pare ci si mettano d’impegno. Stavolta il ruolo di capocomica spetta ad Anita Pirovano, consigliera di Sel, che, messo un attimo giù il figlioletto, parte alla carica con la nuova battaglia di civiltà del Comune: asili nido aperti la notte un Venerdì al mese. Motivo: se hai un bambino il Comune deve garantirti una serata di svago. Poffarbacco, quanta ragione ha la consigliera. Cioè, ce ne eravamo scordati. Siamo imperdonabili! Il diritto allo svago dei neogenitori garantito dallo Stato era chiaramente immancabile. In questo momento storico in cui non esiste pretesa, grande o piccola che sia, che non possa essere trasformata istantaneamente in diritto, quella della febbre del Venerdì sera è stato stoltamente accantonata. La Scavuzzo, vicesindaco alle Varie ed Eventuali, ovviamente si è schierata con la collega. L’idea sarebbe quella di far pagare le coppie 15 euro. Per tre ore. Non esattamente gratis. Protestano i sindacati, ci sarebbero problemi di organico, di contratto, di voglia di lavorare e di contrasto di diritti. Anche le operatrici dei nidi hanno il diritto alla febbre del Venerdì sera. Quindi, come la mettiamo? Chi ha più diritto? Ah, inoltre i soldi non basterebbero a coprire l’operazione, quindi si dovrebbe attingere alle tasche dei contribuenti. Ovviamente. L’avreste mai detto? Tra l’altro non è chiarissimo quanti ne dovrebbero usufruire. E soprattutto, per qualche buffa ragione, il Comune si mette a fare concorrenza alle babysitter. Deve essere una sottile vendetta della Pirovano, incorsa nelle critiche della Lega per aver portato il figlio neonato in aula a Palazzo Marino. Non ricordo se sia successo perché le era stato tirato pacco dalla ragazza che doveva occuparsi del pargolo, ma non mi sento di escluderlo. Eppure, al netto delle eventuali vendette trasversali e generalizzate della Pirovano contro la lobby del babysitting, qui il problema è maggiore e più grande.
Quando lo Stato decide di sostituire il mercato si creano queste situazioni tragicomiche. Se ai privati fosse concesso di fare impresa liberamente, gli asili aperti di notte li avremmo già visti da un pezzo e senza tante polemiche. Ma nel sistema attuale una cosa del genere è di una difficoltà manicomiale. Non parlo per sentito dire. Io ci ho provato, in un’altra città, ad aprire delle stanze della buona notte. Ho rinunciato con una velocità paragonabile a quella della luce. Non è possibile, davvero. Troppa burocrazia. Troppi vincoli. Troppe scartoffie. Che non aumentano di un solo centimetro la sicurezza dei bambini, come i maltrattamenti scoperti dalla polizia dimostrano. Vedete, alla fine, girata come volete, il problema resta sempre lo Stato. Per quanto per la Pirovano, probabilmente, la colpa sia del mercato, quando dovrà affrontare i sindacati e discutere con loro di quale febbre del Venerdì Sera abbia la priorità si renderà conto che noi liberisti, stavolta, siamo innocenti.
Luca Rampazzo
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,