Una metafora potente: pugni in faccia a chi gli dava l’elemosina

Milano

Milano 8 Novembre – Alcune doverose premesse. No, non me la voglio prendere con tutti gli immigrati. No, non penso che ci siano etnie più violente di altre. Ometterò la nazionalità di chi ha commesso questi delitti, perché credo che il suo popolo sia già abbastanza odiato senza aggiungerci il carico. E perché penso che la stragrande maggioranza dei suoi concittadini sia brava gente. Di sicuro tutti o quasi quelli che ho incontrato io. Finita la doverosa premessa, un ultimo caveat. Il fatto di cronaca mi interessa molto poco. Mi interessa assai di più il suo lato simbolico. I fatti, quindi. Un immigrato nullafacente chiede l’elemosina a Milano. Il suo bersaglio favorito sono anziane signore. Insiste un po’, si fa dare qualche spicciolo. Poi le segue e negli androni dei palazzi le prende a pugni in faccia per derubarle. Scappa e se ne va. Viene fermato ieri grazie alle telecamere installate in un palazzo. Fine. Ricapitoliamo. C’è un tizio che in una città non proprio piccolissima che gira a picchiare anziane signore negli androni dei palazzi. E le sceglie prediligendo chi gli ha fatto l’elemosina. Nessuno fa nulla per fermarlo. Anche con la violenza. Anche al di là della legge. Si devono aspettare le immagini delle telecamere. Ci sono delle volte che penso che la capitale morale d’Italia, dopotutto, sbandieri nei confronti del Meridione una superiorità che, in fondo, non ha. Magari questa considerazione è frutto di una considerazione romantica della terra dei miei nonni, ma voglio pensare che in Sicilia un bruto del genere sarebbe campato sei minuti netti dopo la prima aggressione. Che, con tutti i problemi che il Sud può avere, uno scempio del genere non sarebbe potuto continuare. Questo infame ha colpito quelle che potevano essere le nostre nonne. Le ha aggredite per derubarle di qualche spicciolo, ma, nel farlo, le ha private del bene più grande che un’anziana possa avere. La libertà. La libertà di uscire sicure. Di essere autonome. Di non dipendere da alcuno. Di sentirsi, di essere, ancora giovani e vitali.

E poi non possiamo non vedere la metafora amara, potente. Non sceglieva quelle che gli rifiutavano l’obolo. Non quelle che lo ignoravano. No. Si accaniva contro quelle che gli davano qualcosa, dimostrando magari di avere soldi. Questo non lo rende più crudele. Solo più cinico. Più razionale. E ci ricorda, semmai potessimo dimenticarlo, che sotto alcune pelli d’uomo camminano dei diavoli. Non dei mostri in questo. No. Dei diavoli. Razionali, freddi e del tutto incuranti delle leggi morali. Quelle che dicono di non fare del male a delle persone innocenti. Specialmente se fragili. Soprattutto se anziane. E massimamente se prima ti hanno fatto del bene, pur non tenute a farlo. Questa persona non l’ha fermata la solidarietà. Non l’accoglienza. Non la comprensione. L’hanno fermate le forze dell’ordine con l’aiuto di una telecamera. Riflettete, signori, riflettete. Perché è una metafora potente…

Luca Rampazzo

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