Milano 12 Novembre – Proponiamo l’interessante articolo di Luca Rinaldi (Corriere) sull’allarme lanciato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che riguarda l’inquinamento delle acque lombarde: “Un recente dossier dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha censito i Comuni più esposti alle contaminazioni da pesticidi nelle acque. Sono 193 i quelli lombardi toccati dal problema: il 55,4% dei punti monitorati dall’istituto risultano avere elevati livelli di non conformità. Tuttavia non sono solo i pesticidi a minacciare le acque della regione, ma anche una serie di incidenti riconducibili alle attività industriali e perdite di rete fognarie, la cui manutenzione in alcuni contesti lascia a desiderare. «In particolare — si legge nell’ultimo rapporto dell’Arpa — le principali problematiche, evidenziate dal monitoraggio delle acque sotterranee nel corso degli anni, riguardano la presenza di composti azotati, fitofarmaci, sostanze farmaceutiche, composti organoalogenati (solventi clorurati), metalli (con particolare riferimento al Cromo esavalente)».
Se una parte delle contaminazioni delle acque del sottosuolo hanno origini storiche legate alla conformazione del territorio, altrettanto non si può dire per le sostanze che arrivano da attività produttive. Azotati e fitofarmaci «sono riscontrabili nelle porzioni della pianura in cui sono più diffuse le attività agro-zootecniche», mentre i composti organo-alogenati, cioè sostanze resistenti e scarsamente solubili in acqua si individuano maggiormente nelle province di Varese, Nord Milano, Bergamo e Brescia. Una zona quest’ultima in grave difficoltà dal punto di vista dell’inquinamento delle acque, che deve fare i conti soprattutto con la bonifica dell’area Caffaro. Il pericolo maggiore è rappresentato dalle sostanze che le acque trasportano da quelle aree fino agli insediamenti agricoli, col rischio di far entrare gli inquinanti nella catena alimentare. «Infine — scrive l’Arpa — un’importante criticità sul territorio riguarda la falda superficiale del settore sud occidentale della pianura bergamasca (comuni di Treviglio e limitrofi) e della Val Trompia in cui si riscontra la presenza di cromo esavalente». In provincia di Brescia sei comuni, secondo un rapporto dell’Efsa dello scorso febbraio, hanno valori anomali di cromo nelle loro acque. Eredità di inquinamenti di vecchia e nuova data ormai assorbiti dal terreno.
Tutto in un contesto regionale che vede con 842 siti censiti come contaminati, 71 siti di interesse regionale e cinque siti di interesse nazionale da bonificare e altri 800 siti potenzialmente contaminati. Tra i 71 siti di interesse regionale sono 21 quelli che vedono una contaminazione delle acque, soprattutto in prossimità di raffinerie, aree industriali dismesse e luoghi di stoccaggio dei rifiuti. Nell’elenco trova spazio l’area Expo dove «le situazioni di non conformità per i terreni sono relative ai parametri idrocarburi pesanti e metalli. Le acque di falda mostrano superamenti di Csc (concentrazione soglia contaminazione) per alcuni metalli o composti organoclorurati».
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