Milano 16 Novembre – Quando gli sarà arrivata voce delle loro posizioni critiche, Donald J. Trump avrà fatto la faccia perplessa e si sarò chiesto chi diavolo fossero. Nani politici come Federica Mogherini e Paolo Gentiloni si sono permessi di prendere le distanze dalla nuova amministrazione Usa e addirittura di dettare le condizione, annunciando: “Partenariato stretto, ma nel rispetto dei principi europei” (lei) e “Siamo alleati, ma non allineati” (lui).
La zazzera di The Donald non si sarà certo scomposta dopo queste affermazioni, né il suo volto compiaciuto avrà cambiato espressione. Non si capisce, infatti, a che titolo due personaggi simili intendano imporre l’agenda all’uomo più potente del mondo. C’è, in primo luogo, un problema di consenso: Trump è stato suffragato da milioni di elettori, nessuno ha invece scelto Paolo Gentiloni come ministro degli Esteri e tanto meno Federica Mogherini come alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue. Il tutto forse si spiega con un atteggiamento tipico degli italioti, dopo ogni elezione presidenziale americana: se da un lato ci sono quelli che si sentono la versione italiana di Trump (così come otto anni fa sorsero dappertutto gli obamiani de noantri), dall’altro ci sono quelli che vogliono insegnare a Trump a fare il presidente.
Ma al di là della statura politica dei singoli e del loro consenso (inesistente), ciò che dovrebbe indurre i Gentiloni o le Mogherini al silenzio è il rapporto di forze imparagonabile tra gli organi che loro rappresentano e quello di cui Trump è il massimo esponente. L’Ue, per capirci, non ha alcuna vocein capitolo nei grandi scenari internazionali: non decide nulla in Medio Oriente nella lotta contro l’Isis, è data per dispersa nel confronto tra Russia e Ucraina, è irrilevante e inadeguata nel confronto economico con la Cina. Ancor peggio è l’Italia in politica estera: ha temporeggiato per mesi sull’intervento militare in Libia e Iraq, e anche ora che c’è dice di non esserci, o dice di esserci ma non per fare la guerra… Senza considerare che chi contribuisce realmente alle spese della Nato sono gli Usa. Abbiamo davvero la possibilità di inasprire i rapporti e addirittura di lamentarci?
Quanto agli accordi commerciali tra America e noi, ad avere il pallino sono sempre gli Usa, che decideranno o meno per l’approvazione del Ttip da una posizione privilegiata e con una voce univoca, mentre l’Europa continua a essere vittima di veti incrociati dei singoli Paesi, tutti arroccati nei loro nazionalismi. Ancora oggi Kissinger direbbe di non sapere quale numero chiamare per parlare con l’Europa. E rivedrebbe forse anche il suo giudizio: nano politico ed economico.
Pure sull’immigrazione, la differenza è enorme. Trump pare avere le idee chiare: via i clandestini, e costruzione di muri per difendersi dall’arrivo di nuovi. Non proprio come l’Europa e il nostro Paese che le frontiere, semmai, le spalancano e poi, una volta “accolti” i cosiddetti profughi, non hanno la più pallida idea di come sistemarli e redistribuirli. Chi vi sembra più dotato di senso pratico?
Non abbiamo nulla da insegnare, dunque, e dall’eventuale raffreddamento dei rapporti tra Europa e Usa e tra Italia e Usa, chi ha da perderci siamo solo noi. Non vale la pena fare la voce grossa, così non è valsa la pensa farla in occasione della Brexit. Da una parte ci sono Trump e Theresa May, dall’altra Mogherini e Gentiloni. Ditemi voi…
Gianluca Veneziani (L’Intraprendente)
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