Milano: L’Adorazione di Dürer riapre la stagione delle esposizioni mono-opera.

Cultura e spettacolo

Milano 22 Novembre – Si comincia oggi, martedì 22, con «L’Adorazione dei Magi» di Albrecht Dürer nei chiostri di Sant’Eustorgio. Poi, il 1° dicembre, tocca all’«Adorazione dei pastori» del Baciccio nel museo di San Fedele e il 6 dicembre è la volta della «Madonna della misericordia» di Piero della Francesca, regina pro tempore di Palazzo Marino. Puntuali, anche quest’anno, con l’approssimarsi di dicembre, tornano le mostre dedicate a un solo quadro: un ospite convocato eccezionalmente, da ammirare per se stesso, fuori da un contesto, come un gioiello in uno scrigno. La formula riscuote molto successo, con buona pace di coloro che vedono nelle file di gente in attesa di sostare per qualche minuto davanti al «quadro feticcio» una mercificazione dell’arte che, trasformata in consumo di massa, prenderebbe così la deriva dell’intrattenimento. Eppure questo fenomeno non appartiene alla modernità: l’arte è sempre stata sia emozione personale che rito collettivo; motivo di una doppia celebrazione, quella della città e quella del suo patrono celeste. Lo era quando i fiorentini accompagnavano in processione la «Madonna Rucellai» dalla bottega di Duccio fino in Santa Maria Novella; quando il popolino romano si accalcava per vedere la bruna bellezza della Madonna dei Pellegrini issata da Caravaggio a Sant’Agostino, o quando quest’estate un milione di persone ha voluto passeggiare sui moli galleggianti nel lago d’Iseo montati da Christo. Un rito insieme sacro e civile.

Anche nel chiostro di Sant’Eustorgio il capolavoro di Dürer, prestato dagli Uffizi di Firenze, vuole segnare l’inaugurazione del nuovo «Complesso museale dei chiostri di Sant’Eustorgio» che, a quindici anni dall’apertura del museo Diocesano voluto dal cardinale Carlo Maria Martini, terrà insieme in un unico percorso cappella Portinari, museo Diocesano e basilica. Ma sarà anche l’occasione per esporre le reliquie dei Magi, strettamente legate alla storia di Milano. La tradizione vuole infatti che siano state donate nel IV secolo dall’imperatore di Costantinopoli a Eustorgio, vescovo della città. Trafugate nel XII secolo da Federico Barbarossa e portare a Colonia, all’inizio del Novecento furono in parte restituite grazie alla mediazione del cardinal Ferrari.

Allo stesso modo la tela di Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, genio barocco che a Roma ha affrescato la chiesa madre dei gesuiti con il «Trionfo del nome di Gesù», è inserita nel percorso museale di San Fedele, la chiesa milanese dei gesuiti, avamposto del dialogo fra spiritualità e arte laica contemporanea, tenuto vivo anche attraverso la galleria e un premio.

E infine, la «Madonna della misericordia» di Piero della Francesca che arriverà da Sansepolcro, collocata in sala Alessi, con la Vergine che apre il mantello per dare riparo a chi ha bisogno, diventa un’immagine icastica dell’impegno di accoglienza ai profughi svolto dalle istituzioni e dai cittadini milanesi. Anch’essa un’immagine sacra della Milano civile, capitale della solidarietà, che verrà celebrata attraverso il rito laico collettivo della visita al capolavoro.

Francesca Bonazzoli (Corriere)

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