Milano 24 Novembre – In Italia 6 milioni e 788 mila donne hanno subito uno o più atti di violenza nel corso della propria vita (dati Istat 2015) e ogni tre giorni una donna viene uccisa dal partner, dall’ex o da un familiare. Sono solo alcuni dei dati che fanno capire quanto lavoro ci sia ancora da fare per affermare i diritti delle donne. In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, anche il cinema si mobilita per questa causa. A Milano, dal 25 al 27 novembre, all’UniCredit Pavilion, va in scena “We World Film Festival”, rassegna cinematografica completamente dedicata alle donne, organizzata da We World, Organizzazione non Governativa che promuove i diritti dei bambini e delle donne in Italia e nel Sud del Mondo.
Tanti i film in anteprima (soprattutto di autori italiani e sudamericani), spettacoli teatrali, musica e talk, che hanno come filo conduttore il tema “donne straordinarie”, storie fuori dal comune che possano ispirare altre donne e altri uomini. Tra questi: il documentario “Mothers” di Fabio Lovino, sulla maternità vista dai vari luoghi del pianeta (durante la proiezione, il 25 sera alle 20.30, sarà presente in sala Ambra Angiolini); “Kekszakallu”, di Gaston Solnicki, che rielabora l’opera “Il castello di Barbablù” per raccontare i forti turbamenti economici e sociali che tagliano l’Argentina; “Vidas partidas”, del brasiliano Marco Schechman, che racconta gli orrori della violenza domestica; “Chicas Nuevas, 24 horas”, di Mabel Lozano, documentario provocatorio che denuncia la tratta di donne e bambini; e, infine, il corto di animazione “Bagni”, di Laura Luchetti, dedicato ai più piccoli, affinché imparino da subito la parità di genere.
Le proiezioni di WeWorld Film Festival sono gratuite. Il festival si svolge con il patrocinio di Regione Lombardia, Città Metropolitana, Comune di Milano, Dipartimento Pari Opportunità e della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia. E’ un evento Expo in città. Per il programma completo consultare il sito www.weworld.it .
Ilaria Liberatore (La Stampa)
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