Milano 1 Dicembre – Jackson Follman è il portiere del Chapecoense che è sopravvissuto al disastro aereo del 28 novembre, ma ha pagato un caro prezzo. Al portiere è stata amputata la gamba destra e si trova ricoverato in terapia intensiva. Le sue condizioni sono stabili, Follman rischia infatti l’amputazione anche della gamba sinistra. Follman è il secondo portiere della Chapecoense e resta dunque ricoverato in gravi condizioni in un ospedale di Medellin. Guillermo Leon Molina, primario dell’ospedale ‘San Vincente’ in Colombia, ha dichiarato: “Le condizioni di Jackson sono stabili. E’ ricoverato in terapia intensiva. Esiste tuttavia il rischio che debba essere amputata anche la gamba sinistra”. Dopo la tragedia però si punta il dito contro il velivolo utilizzato dalla squadra di calciatori per raggiungere Medellin – scrive Simone Vazzana su La Stampa – che è stato ritenuto indadeguato a lunghe tratte e che non avrebbe avuto abbastanza carburante per terminare il viaggio: “Secondo diversi esperti di aviazione, l’aereo sarebbe precipitato perché avrebbe superato il suo limite di autonomia di volo nel viaggio di 3 mila chilometri fra Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, e Medellín, in Colombia. Il velivolo, un Avro Regional Jet 85 della compagnia boliviana Lamia, è stato però progettato per percorrere brevi distanze. Gli esperti non si capacitano di come possa essere stato scelto per coprire una tratta di 2.265 chilometri, dato che la distanza è molto vicina alla sua autonomia di volo. «I protocolli di sicurezza aeronautica prevedono che un velivolo debba avere combustibile sufficiente per arrivare a destinazione, ma anche per sostenere un’eventuale attesa e raggiungere aeroporti alternativi in caso si presenti un’emergenza», ha spiegato un funzionario dell’aviazione civile della Colombia”. L’aereo che era già al limite della sua autonomia è rimasto sospeso sull’aeroporto per consentire un atterraggio di emergenza di un altro velivolo: “A quel punto l’RJ85 di Lamia è rimasto in attesa, volando in un raggio definito e aspettando ricevere l’ordine di atterrare o di cambiare meta, dirigendosi a uno scalo vicino. Secondo gli esperti, il pilota avrebbe dovuto informare subito la torre di controllo della scarsità di carburante. La carenza di combustibile ha causato i problemi elettrici perché i generatori si sono spenti. Inoltre, l’assenza di carburante spiega la mancata esplosione al momento dello schianto. Questa ipotesi sconfessa quindi quella emersa ieri, incentrata su una scelta consapevole da parte del pilota, che avrebbe deciso di scaricare il carburante residuo prima dell’atterraggio per evitare un sicuro incendio”. (BlitzQuotidiano)
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