Milano 29 Dicembre – Caro Direttore, la mia è una testimonianza, a ben vedere, che non deve denunciare fatti eclatanti, ma un malessere che persiste nel tempo, che mi crea insicurezza e una sottile paura. Abito in viale Suzzani, dove la strada si apre al Parco Nord, un gioiello di verde fino a qualche tempo fa, prima dell’invasione dei migranti che, dal Centro d’accoglienza di Bresso, occupano il Parco e le vie del quartiere Bicocca. Tutti i giorni con una costanza ripetitiva stazionano davanti a casa, ai giardinetti dove sono gli ingressi dei box sotterranei. Sono tanti, nullafacenti, nella maggioranza indiani, sempre a giocare con telefonini modernissimi, a scattare foto da mandare ai parenti, a chiacchierare in lingue sconosciute, a guardarti come fossero i padroni in casa nostra, a ciondolare per far passare il tempo. Poi, alcuni prendono la 42, non pagano il biglietto, vanno alla Stazione Centrale e ritorno, vanno a far la spesa al supermercato, apparentemente vestiti dignitosamente, come i ragazzi d’oggi. E ci si chiede: chi sono? Da dove vengono? Dove prendono i soldi? Che cosa vanno a fare in Stazione Centrale? Hanno un nome e un cognome, nel senso: sono state controllate le loro generalità?
Vivono a spese nostre…non dovrebbero collaborare ad esempio tenendo in ordine il Parco anziché sporcarlo con cartacce e altro?
In un muretto vicino alcuni ragazzi italiani disoccupati si raccontano i loro sogni e le loro difficoltà…Ecco volevo solo dare uno spaccato di un quartiere di periferia e le sue contraddizioni.
Marta
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