Milano 31 Dicembre – La fognatura di Milano è una rete capillare che, sotto l’asfalto, è identica alla mappa stradale della città. Ogni palazzo scarica le acque sporche in una conduttura; tutti i tubi d’uscita hanno il proprio indirizzo come in superficie (nome della via e numero civico). I condotti variano a seconda della portata richiesta, come affluenti di un fiume, in un reticolato che equilibra i flussi dell’acqua in caso di piogge abbondanti. Il sistema converge verso tre depuratori: Nosedo, San Rocco e Peschiera Borromeo che trattano, ripuliscono, igienizzano, e restituiscono l’acqua a campi e fiumi. Nella rete transitano 10 metri cubi al secondo: 5 vanno a Nosedo, 4 a San Rocco, 1 a Peschiera.
Si può accedere a questo mondo sconosciuto facendo richiesta sul sito di MM spa (ex Metropolitana Milanese), società che gestisce e tiene efficiente l’intera rete. Il luogo della visita si trova in piazza Bonomelli (zona Corvetto) in un’aiuola circondata dal traffico. Accompagnati da una guida si scende una scala, si attraversano cunicoli per raggiungere punti di osservazione insospettabili con luci artificiali che creano giochi d’ombre, aperture improvvise, volte, finestre sul buio, passaggi sinistri. Un silenzio rotto soltanto dalle vibrazioni dei tombini, solcati dalle ruote delle auto. Da una sorta di terrazza si domina il canale delle acque bianche, più in basso quello dei reflui, le acque sporche di cui la città si libera per vivere pulita; un fiume inquietante che scorre veloce e non puzza! Solo un lieve sentore di fogna, e nemmeno un topo!
Una rete sterminata che misura 1.500 chilometri: un viaggio in auto tra Milano e Varsavia; ogni 30 metri un tombino, in totale circa 50mila da ognuno dei quali si può ispezionare la rete (quelli che vengono sigillati quando è annunciata la visita di personalità politiche illustri). Il flusso del liquame è immenso, materiale organico umano che va ossigenato per la decomposizione: circa 60 grammi per abitante al giorno, la portata media (tra il giorno e la notte) delle fognature è di 6 metri cubi di liquami al secondo, oltre 500mila metri cubi al giorno quando non piove; se piove si deve raddoppiare, anche triplicare.
Il motore è economico: scorre per gravità senza incepparsi. Milano ha una pendenza verso i due depuratori principali dello 0,15%, sufficiente perché i canali sotterranei scorrano senza intoppi. La rete ha un’età media di 60 anni, alcune parti risalgono all’Ottocento, la stazione di piazza Bonomelli è del Ventennio: sulle arcate del terrazzamento e su quelle degli scolmatori (cioè i sistemi di compensazione tra acque bianche e reflue) le foto d’epoca rivelano simboli del regime che non ci sono più. Il sistema serve una città con 2,5 milioni di abitanti: Milano, ne conta un milione di meno, quindi la saturazione è lontana.
Perché ci sono ancora le esondazioni del Seveso nella parte Nord della città? Perché il Seveso è autonomo; le fogne urbane, con le loro potenzialità in eccesso, servono al Seveso in caso di necessità: quando il fiume inonda viale Zara e la zona Niguarda, vengono aperti i tombini per far scendere l’acqua nella rete urbana; non basta ma aiuta.
Nelle fognature i ritmi sono quelli della vita della città. Dalle 7 alle 9 del mattino, quando gli abitanti si dedicano all’igiene del corpo, il sistema lavora intensamente e accoglie 8 metri cubi al secondo; è il picco massimo, che si ripete quasi uguale intorno alle 20, quando la gente rientra dal lavoro; nel pomeriggio e soprattutto la notte è più lento, al massimo 4 metri cubi al secondo. L’efficienza del sistema è elevata e lo sarà di più con la tecnologia in evoluzione e gli investimenti: il controllo a distanza dalle centrali sarà esteso a tutta la rete. Con il Politecnico, MM sta predisponendo la prima mappa di rischio per le fognature: strada per strada, per evitare cedimenti e crolli.
In sintesi: le acque sporche arrivano ai depuratori dove vengono trattate seguendo la procedura delle leggi italiane (tra le più severe al mondo) per il riutilizzo. Il risultato è un liquido pulito utile per irrigare la campagna o far affluire nel Lambro. I fanghi vengono disidratati, sterilizzati, igienizzati e utilizzati come concime o essiccati per l’industria del cemento, dove contribuiscono a fabbricare mattonelle di klinker; la sabbia, lavata è riutilizzata in edilizia.
Un sistema dove nulla si spreca, sulle orme dell’antica tradizione dei monaci lombardi, che usavano le acque reflue della città per alimentare le marcite.
Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.