Milano 11 Gennaio – Quattro anni di carcere al padre e altrettanti alla madre: è la pena chiesta dal pm Francesco Pelosi ieri in tribunale a Torino per una coppia accusata di maltrattamenti ai danni del figlio adottivo durati otto anni. “Non si tratta – ha detto il pubblico ministero – di un singolo episodio, di un singolo insulto, di una doccia fredda e delle mutande infilate in bocca per punirlo della pipì a letto. Si tratta di vessazioni quotidiane, abituali, continue”. Nel corso del processo è emerso che una volta al piccolo venne messo un cartello al collo con la scritta “sono un bambino sporco”. “Poche volte – ha aggiunto Pelosi – in un aula di giustizia ci siamo trovati di fronte a maltrattamenti tanto brutti e tanto infami per la loro perseveranza”.
Il ragazzo, nato a Donetsk in Ucraina, ormai 17enne, oggi vive in una comunità a seguito di un provvedimento del Tribunale per i minorenni di Torino. Era stato adottato da una famiglia italiana. “Pensava di sfuggire all’inferno di un orfanotrofio in Ucraina – ha detto il pm – e ha trovato in Italia un inferno ancora peggiore. I genitori adottivi avrebbero dovuto prendersi cura di lui – ha concluso l’accusa -. Invece gli hanno fatto del male come mai nessuno in vita sua. Lo hanno distrutto. Solo quando si è staccato da loro ha cominciato ad avere una vita”.
Ad accorgersi delle percosse e delle umiliazioni quotidiane erano state le maestre della scuola frequentata dal piccolo. Il bambino arrivava in classe con vestiti grandi, sporchi e puzzolenti, e sulla schiena aveva spesso dei lividi lasciati da una cinghia o da un bastone. “Mi facevano zappare l’orto sino a sera tardi – aveva raccontato agli inquirenti – E spesso mi fasciavano la testa con una benda per impedirmi di parlare”. I genitori adottivi si sono sempre dichiarati innocenti.
“In questa triste vicenda è emerso un fallimento adottivo, non maltrattamenti in famiglia”.
Lo ha sostenuto in aula Anna Ronfani, l’avvocato difensore della coppia, aggiungendo: “Lo scenario è complesso e bisogna valutare con attenzione l’attendibilità dei racconti dal ragazzo, oggi quasi maggiorenne. Le accuse sono terrificanti, ma può essere che il piccolo abbia aumentato normali castighi e punizioni. Bisogna, però, distinguere tra un’adozione che non funziona e le violenze”. Il processo riprenderà il primo febbraio. (R.it)
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