Milano 21 Gennaio – Paolo Gentiloni ora può dirsi un premier italiano a tutti gli effetti. Perché si è recato anche lui a Berlino per rendere omaggio alla Cancelliera Angela Merkel. Un atto di vassallaggio diventato un passaggio chiave di ogni presidente del Consiglio: più simbolico della consegna del campanello e più importante del giuramento davanti al presidente della Repubblica. È la prova che l’Europa è tornata al feudalesimo, all’Impero Germanico. Il pellegrinaggio da Angela è un cerimoniale cui nessun premier italiano, da Monti in poi, può più sottrarsi perché il potere vive di simboli.
Il Preside ricevette complimenti per le «misure straordinarie» che ostentò. A Letta promise di «collaborare con gioia», salvo non spendere una parola quando lo mandarono a stare sereno. Da Renzi invece la Cancelliera dichiarò di «essere molto colpita». Ma non al cuore, e infatti la musica non cambiò neppure quella volta.
Perché le parole vanno ma i fatti restano. Dal 2011, l’Europa, o la Germania, tanto è la stessa cosa, non fa che chiederci tasse e sacrifici. Gli attestati di stima di Angela al premier italiano di turno non hanno infatti ammorbidito di una virgola la posizione tedesca nei nostri confronti. Berlino ha continuato a far leva sull’Europa per imporci austerità e sacrifici per proseguire a crescere impunemente a nostre spese. Proprio come un sovrano medioevale, che detta le leggi nel suo unico interesse, si prende tutto e ti lascia giusto il necessario per non morire di fame. Le cose non cambieranno con Gentiloni, che ha ricevuto un’accoglienza più fredda dei suoi predecessori. Solo una vaga promessa di collaborazione sull’immigrazione.
La beffa, oltre al danno, è che della regina d’Europa noi non siamo neppure i vassalli prediletti. Siamo i valvassini, si chiamavano così i vassalli dei vassalli. Tant’è che il presidente della Commissione Ue, il lussemburghese di rito teutonico Juncker, lui sì che è un vassallo con le stellette, così ha commentato l’elezione a presidente dell’Europarlamento del suo collega di partito Antonio Tajani: preferivo Schulz. Del partito rivale, il Pse, ma tedesco.
Ernesto Preatoni blog
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