Milano 25 Gennaio – Sono in continuo aumento le cosiddette “unità collabenti”, vale a dire gli immobili ridotti in ruderi a causa del loro accentuato livello di degrado. Lo ha segnalato Confedilizia, che ha elaborato i dati forniti dall’Agenzia delle entrate sullo stato del patrimonio immobiliare italiano.
Nel 2015, il numero di questi immobili – inquadrati nella categoria catastale F2 – è cresciuto del 3,9 per cento rispetto al 2014, ma il dato più significativo è quello che mette a confronto il periodo pre e post Imu: rispetto al 2011, gli immobili ridotti alla condizione di ruderi sono aumentati del 65 per cento, essendo passati da 278.121 a 458.644 (+180.523).
“Questi numeri parlano chiaro – ha dichiarato il presidente della Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa – e confermano quanto noi vediamo ogni giorno. Una parte di questi immobili vengono ridotti allo stato di ruderi per decisione dei singoli proprietari, che – non essendo più in grado di far fronte alle spese per il loro mantenimento e alla abnorme tassazione patrimoniale introdotta da Mario Monti nel 2012 – li privano delle caratteristiche che li rendono tali. Per la restante parte, si tratta di immobili che a queste condizioni di fatiscenza giungono da soli per la mancanza di risorse economiche da parte dei proprietari. Occorre ridurre la tassazione sugli immobili. Diversamente, la situazione continuerà a peggiorare”.
Corrado Sforza Fogliani Presidente Centro studi Confedilizia (L’Opinione)
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