Milano 21 Febbraio – Da spettatore la farsa targata PD e titolata “Scissione sì, scissione no o forse chissà” non mi entusiasma e neppure mi fa ridere. Ma è questo lo spettacolo a cui volente o nolente i poveri, i senza lavoro e i pensionati da fame devono assistere. Perché il più grande (si fa per dire) partito italiano è diventato il più grande partito di sofisti che professano convintamente come la propria opinione sia la verità e la retorica sia strumento di confutazione di una tesi, qualsiasi essa sia. In parole semplici: una masturbazione mentale che elegge il distinguo a verità. Se non fosse che l’Italia è in crisi, l’invasione dei migranti è senza scampo ecc. ecc., si potrebbe anche ridere. Ma la minaccia del proliferare di partiti di sinistra che fanno riferimento al Modello Milano fa letteralmente piangere. Non solo Pisapia con “Campo progressista”, ma anche Renzi e Sinistra italiana fanno riferimento all’abusato Modello Milano, pur con significati e sensibilità diversi. Insomma l’esperienza Pisapia a Milano sembra unire le anime di sinistra, da Sel a Sinistra Italiana. Perché si tratta pur sempre di un modello unificante per le poltrone da ridistribuire non certo per le ide o i programmi. E per Renzi diventa una perorazione, un caldo invito, fare riferimento a Milano perché “Renziano resta il cuore della giunta: il vicesindaco Anna Scavuzzo e gli assessori Carmela Rozza, Pierfrancesco Maran, Marco Granelli. Renziano è il capogruppo Filippo Barberis. Renziano convinto il presidente del Municipio 6 Santo Minniti. E non certo «anti» gli altri presidenti, Fabio Arrigoni e Caterina Antola. Il sindaco, Beppe Sala, temendo ripercussioni su Palazzo Marino si tiene defilato. Si è già abbondantemente verificato in campagna elettorale che il suo «renzismo» è stato effimero e pragmatico.” (Il Giornale”
Ma l’ammucchiata di Pisapia e ora di Sala a Palazzo Marino ha prodotto l’immobilismo e l’inerzia della città, anni di litigi, ideologia elargita a piene mani, abbandono e indifferenza per le necessità reali dei cittadini, insicurezza diffusa.
E’ questo il Modello Milano da esportare? Tenere cioè incollati con l’adesivo del potere, personaggi dissimili, ma uniti dall’opportunismo personale?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano