Milano 11 Marzo – Lo si è scoperto subito dopo il suo arrivo al pronto soccorso. Stava abortendo per la quarta volta, il malore di cui era stata vittima a scuola era dovuto alle pasticche, una decina circa, che la ragazza aveva assunto per interrompere la gravidanza. La notizia, riportata dal Giornale di Vicenza, arriva dall’omonima città alle pendici del Monte Berico. Protagonista una studentessa di 18 anni, già curata e denunciata in passato dalla polizia per procurato aborto.
LA DINAMICA – La giovane si è sentita male durante l’orario di lezione: immediatamente una professoressa ha chiamato il 118, dopo poco è giunta l’ambulanza che l’ha trasferita in ospedale, al San Bortolo. Ed è qui che i medici hanno scoperto che era la quarta volta che la diciottene abortiva. Le altre tre interruzioni di gravidanza risalivano ai tempi in cui era minorenne ed erano avvenute sempre con lo stesso fidanzato. Si è appreso che questi, dopo l’ultimo episodio, l’aveva lasciata. E così la ragazza, scoperto di essere incinta per la quarta volta, aveva assunto una decina di pasticche di un farmaco contro gli spasmi addominali, che in quantità provoca l’aborto e che è spesso usato dalle prostitute. La giovane, già curata e denunciata in passato, secondo quanto riferito dal quotidiano veneto è stata condannata a 15 giorni di reclusione dal tribunale per procurato aborto.
LA LEGGE – Dal 1978, con l’entrata in vigore della celebre legge 194, l’interruzione volontaria della gravidanza è lecita entro i primi 90 giorni dal concepimento e sotto determinate condizioni. “La donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica – si legge nel testo della legge -, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico” oppure “a una struttura socio-sanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia”. (Il Giorno)
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