Museo Botanico – apertura sabato 18 marzo

Cultura e spettacolo

Milano 17 marzo – Da sabato prossimo, una volta al mese il sabato pomeriggio, aprirà il Museo Botanico che consentirà di rilassarsi nel verde e partecipare a percorsi guidati, attività ludico-divulgative, musica e piccoli spettacoli, per scoprire e conoscere i segreti dell’universo vegetale.

Il Museo offre diversi percorsi:

il Frutteto dei Patriarchi, un’ area di 900 mq. che raccoglie 27 varietà arboree patrimonio dell’agricoltura lombarda, reperite da piante originarie, alcune delle quali raggiungono i 200 anni di vita. Sono varietà difficilmente reperibili i cui frutti hanno caratteristiche organolettiche particolari e notevoli proprietà nutrizionali. Sono rustiche, in grado di difendersi da attacchi di funghi, insetti, ecc., necessitano di trattamenti solo in rari casi. Il frutteto ha varietà di meli, peri, ciliegi, gelsi, ulivi, pruni, un fico e un caprifico, un pesco, un amareno, un susino, un loto.

Il Labirinto di Cereali (con varietà di mais) ha una superficie di 1970 mq; è una raccolta vivente di varietà originarie, storiche, rare, accostate ad alcune delle più diffuse nell’agricoltura intensiva, che racconta di migrazioni di semi e piante, della storia dell’agricoltura e dell’alimentazione, dell’evoluzione conseguente alla selezione operata dall’uomo per necessità operative e produttive in agricoltura, della genetica e delle sue applicazioni. La struttura del labirinto, antichissima, mitologica, adottata in molti giardini storici e moderni, consente di ”perdersi” e induce alla concentrazione nel gioco di apprendimento. Più le piante sono alte, più si ottiene lo “straniamento”. Il “Gioco del Labirinto”, percorso ludico, iniziatico e di conoscenza, approfondisce importanti temi: l’ evoluzione della natura, la selezione effettuata dall’uomo per migliorare la resa delle coltivazioni, le ricerche genetiche, il ciclo della vita della pianta, il seme, la sua trasformazione per uso alimentare nelle varie culture, la struttura che la natura ha conferito alla pianta con il fine di ottimizzare l’uso e l’accumulo di energie.  Particolare attenzione è stata data alle piante che si usano nel sovescio, pratica agronomica che prevede di rivoltare nella terra piante leguminose, come veccia e trifoglio, che ospitano fra le radici batteri simbionti capaci di fissare l’azoto atmosferico e Brassicaceae o Cruciferae, come rafano e senape, che attivano la biofumigazione (disinfettano e disinfestano il terreno). Il sovescio viene utilizzato nel sistema di rotazione delle colture per migliorare la fertilità del suolo; diffusa nel medio evo per concimare i terreni, è una pratica utilizzata nell’agricoltura biologica.

Il Percorso d’Acqua, un’area di 2.200 mq, solcata da un circuito di canali con punti di osservazione della flora e della fauna selvatiche, è luogo di osservazione delle azioni spontanee della natura e un laboratorio d’intervento, da allestire con piante spondali e acquatiche individuate  grazie allo studio delle  specie autoctone.

Sabato 18 marzo, dalle 14:00 alle 18:00:
•    Visite guidate,  14:00 -17:30: si esplora il Museo Botanico accompagnati dai Ciceroni (studenti dell’ I.I.S.  V. F. Pareto di Milano, dell’ I.I.S.  L. Castiglioni di Limbiate, del Liceo Scientifico F. Severi di Milano e del Liceo Scientifico Primo Levi di Bollate)
•    Semina nel labirinto,  15:00 – 16:00  per condividere un gesto importante della storia umana
•    Giochi, 15:00 -17:00
•    Performance musicale, 17:00 -17:30: Alla “riscoperta” del folklore musicale sardo

Accessi: per il Museo Botanico da via Rodolfo Margaria, per Villa Lonati da via Ausonio Zubiani

Mezzi pubblici: Metrotramvia 4 (fermata Piazza Nizza), Bus 5

Il Museo Botanico è dedicato ad Aurelia Josz (Firenze 1869 – Auschwitz 1944), figlia di Ludovico Josz, triestino di origini ungheresi, e di Emilia Finzi, diplomata in lettere italiane, fu influenzata dal clima cosmopolita della città che contribuì a formarne la mentalità progressista, promotrice della cultura e dell’emancipazione femminile.  A ventun’anni si trasferì a Milano per insegnare. Ideò nuove metodologie didattiche per catturare l’attenzione delle allieve. Nel 1902 fondò la prima scuola pratica femminile di agricoltura nell’Orfanatrofio della Stella a Milano, che fu trasferita in una sede autonoma a Niguarda nel 1905. Convinta della necessità di una visione moderna dell’agricoltura, invitò a insegnare i più importanti agronomi italiani e istituì molti corsi, tra cui bachicoltura e apicoltura. Nel 1931 la scuola fu chiusa. Aurelia Josz rifiutò il giuramento al Fascismo e per lei iniziò il periodo di progressivo isolamento, durante il quale scrisse due saggi. Nonostante l’approvazione delle leggi razziali nel 1938, non espatriò. Fu deportata ad Auschwitz-Birkenau dove morì nel 1944.

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