Ci stanno mangiando vivi: più di metà stipendio va allo Stato

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Milano 6 Aprile – Come diceva Ronald Reagan, il contribuente è quel dipendente pubblico che lavora per il Governo senza aver vinto alcun concorso. Probabilmente diceva così perché non conosceva la vicenda dell’assunzione del fratello di Alfano alle Poste, ma tant’è. Come riporta Repubblica, pare che la Corte dei Conti si sia risvegliata dal letargo per ammonire:

“Nonostante le incertezze iniziali, l’andamento dell’economia italiana sembra aver segnato un’inversione di marcia verso un’espansione meno fragile e più qualitativa”, si legge nel Rapporto 2017 sulla finanza pubblica. Alla presentazione del documento, in Senato, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha parlato di un “anno positivo” in riferimento al 2016 e aggiunto che i “primi segnali per l’anno in corso sono molto incoraggianti” per l’economia italiana.

1-guinLa Corte nota ancora però come sia ancora pesante il fardello del Fisco e dei contributi, che di fatto si portano via metà delle retribuzioni, proprio mentre parte la stagione del pagamento delle tasse. Secondo il Rapporto, il cuneo fiscale è in Italia “di ben 10 punti” superiore a quello che si registra mediamente nel resto d’Europa: il 49% viene infatti prelevato “a titolo di contributi e di imposte”. Ancora più difficile la situazione delle Pmi: “Il total tax rate stimato per un’impresa di medie dimensioni, testimonia di un carico fiscale complessivo (societario, contributivo, per tasse e imposte indirette) che penalizza l’operatore italiano in misura (64,8 per cento) eccedente quasi 25 punti” quello che è dovuto dalle imprese europee in media. Anche il tempo destinato agli obblighi tributari che il medio imprenditore italiano deve spendere è una variabile analizzata: per mettersi in regola servono 269 ore lavorative, il 55 per cento in più di quanto richiesto agli imprenditori europei. I magistrati evidenziano “limiti e dispersioni” del sistema fiscale italiano, sottolineando l’esigenza di ridurre la pressione fiscale: “Un’esposizione tributaria tanto marcata non aiuta il contrasto all’economia sommersa e la lotta all’evasione”.

La buona notizia è che qualcuno si è accorto dell’esistenza di una cosa chiamata “Curva di Laffer”. E pare anche aver realizzato che la sua esistenza postula un’alternativa secca: o fai salire le tasse o rendi più efficiente la lotta all’evasione. Non esiste una terza possibilità. Ovviamente, posto che di tagli alla spesa non se ne parla nemmeno, il Governo se ne fregherà e tenterà le due cose insieme. Ottenendo, se la Storia ci ha insegnato qualcosa, un disastro epocale.

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