Milano 20 Aprile – A proposito di flussi migratori, politica internazionale e ospitalità in queste settimane stiamo assistendo a fenomeni sempre più preoccupanti. I milioni di euro spesi per vitto e alloggio dei migranti, collocando hub e centri di accoglienza ovunque sul territorio, sono arcinoti. E risapute sono anche le conseguenze di natura sociale nelle nostre città.
In queste ore sono uscite alcune cifre che è necessario commentare al fine di inquadrare politicamente il fenomeno. I numeri non mentono, e non possono essere accusati di allarmismo né tantomeno di razzismo. Li ha resi noti tra l’altro la Fondazione Ismu (Iniziativa Studi Multietnicità), che fa capo alla Fondazione Cariplo, con un punto della situazione dei flussi al 5 aprile. Partiamo con l’analisi…
Nel 2017 dei circa 30mila migranti giunti in Europa via mare attraverso il Mediterraneo, sono stati 24mila quelli sbarcati in Italia, di cui 2.293 minori non accompagnati. Nei primi tre mesi del 2017 il flusso verso l’Italia è dunque aumentato del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel solo mese di marzo gli arrivi sono stati oltre 10mila, contro i 4mila sbarcati in Grecia e i 1500 in Spagna. Dati preoccupanti anche alla luce della legge voluta qualche giorno fa dal Partito Democratico e dal Governo Gentiloni, che di fatto vieta il rimpatrio per i migranti di minore età. Un bell’incentivo a prendere e imbarcarsi, vista anche la grande truffa correlata ai minori, o meglio, ai presunti tali. Buona parte dei giovani che sbarcano dichiara di non essere maggiorenne e passano diversi mesi prima che le perizie possano verificare queste affermazioni. Altro elemento che emerge è che nel Mediterraneo l’invasione colpisce l’Italia, e basta. Se 10 migranti decidono di imbarcarsi nel Mediterraneo, 8 avranno come destinazione il nostro Paese.
E ancora. Rispetto alle provenienze prevalgono in Italia tra gli arrivi più recenti i migranti originari della Nigeria, della Guinea e del Bangladesh, quest’ultimo in notevole crescita. L’impatto degli sbarchi sul sistema di accoglienza italiano secondo Ismu resta considerevole: al 5 aprile risultano presenti più di 176.470 migranti. Il 78 per cento sono ospitati in strutture di accoglienza temporanee, il 13,5 per cento nei centri del sistema Sprar e il restante 9 per cento negli hotspot e centri di prima accoglienza nelle regioni di sbarco.
Queste informazioni ci confermano dunque che in buona parte arrivano migranti e non profughi di guerra o rifugiati politici. Intanto, la business solidarietà, quella di hub e centri di accoglienza, prosegue la sua scorpacciata di risorse pubbliche. La nostra proposta di un hub in loco che riaccompagnasse i migranti, una volta assistiti e rifocillati, nella patria di provenienza non è minimamente all’ordine del giorno. Ma parliamo di quanto conti l’Italia in Europa, con questi dati. Continua seppur a rilento il meccanismo di ricollocamento dei richiedenti asilo in altri Paesi membri: la situazione al 30 marzo indica che complessivamente sono stati ricollocati 16.025 migranti, di cui 4.746 dall’Italia (su un totale di 34.953 previsti) e 11.279 dalla Grecia (su 63.302 previsti per settembre 2017). Soltanto poco più del 10 per cento dei migranti arrivati in Italia che dovevano essere ricollocati in altri Paesi della Ue sono stati ricollocati. Probabilmente occorrerebbe rivalutare le politiche dell’Ungheria di Viktor Orbán: chiudendo le frontiere ha salvato la propria nazione, evitando spinte xenofobe e, in parte, aiutando l’Europa a ridurre l’intensità del flusso migratorio.
Dall’inizio dell’anno hanno perso la vita nel Mediterraneo 663 migranti (una media di 7 persone al giorno). I morti verso l’Italia sono stati 602. I buonisti sono i responsabili del cimitero che oggi abbiamo nei fondali del Mare Nostrum. E poi c’è la barzelletta dei profughi di guerra, almeno il 60 per cento degli sbarcati e assistiti non sono profughi. Nei primi due mesi del 2017 i richiedenti asilo nel nostro Paese sono stati 24mila, in aumento del 60 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel 2016 le Commissioni territoriali hanno esaminato oltre 90mila domande, e per il 60 per cento dei casi l’esito è stato negativo (39 per cento nel 2015). Infine il dato relativo al popolo siriano, uno dei pochi popoli cui difficilmente può essere negato lo status di profugo: sono quasi 5milioni i siriani che hanno abbandonato il proprio Paese. In tutta Europa le richieste d’asilo presentate da siriani da aprile 2011 a ottobre 2016 sono state 885mila, di cui 867mila nei Paesi dell’Unione più Svizzera e Norvegia.
Ora, se abbiamo visto quanto accaduto nel Mediterraneo dopo la caduta di Gheddafi, così fortemente voluta dalla Francia, provate a pensare cosa accadrebbe se oggi assistessimo a quella di Bashar al-Assad in Siria, così come fortissimamente vorrebbero Usa e Turchia. In questo già sconfortante contesto, chiudiamo con una nota di amara ironia: non solo spendiamo milioni di euro per vitto e alloggio dei migranti, collocando hub e centri di accoglienza ovunque sul territorio, ma è talmente consistenze il fiume di denaro pubblico che ingrossa questo business da necessitare addirittura un servizio di supporto per la sua rendicontazione. Succede nella Capitale a guida grillina. Ovvero assistiamo al paradosso di spendere soldi per chi dovrà contare quanti soldi si spendono per l’accoglienza. Sembra un gioco di parole, invece è proprio così: una follia che si vede solo in questo che è diventato il Paese dei balocchi per migranti e annessi, a causa delle scellerate politiche dei governi di sinistra, prima con le scelte di Angelino Alfano e ora con quelle di Marco Minniti. Ma si sa, il sonno della ragione genera mostri, non razzisti.
Fabrizio Santori (L’Opinione)
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