E adesso, dopo l’attentato di Parigi, come voterà la Francia?

Esteri

Milano 22 Aprile – Analizzare la situazione sociale dopo l’attentato di Parigi, è doveroso, per le ripercussioni politiche che l’atto terroristico può determinare sul voto e sul futuro della Francia. Proponiamo l’articolo di Lorenzo Vita pubblicato da Il Giornale per il lucido ed esauriente rigore con cui viene affrontato il problema “L’attentato di Parigi ha un valore altissimo, iconografico. Consegna alla Francia e al mondo l’immagine di un’elezione segnata dal sangue, dal terrore, dalla paura. Dà agli elettori l’idea che la Francia sia insicura e penetrabile e che in ogni caso sarà sempre sotto la spada di Damocle dei terroristi. Nel momento più alto della democrazia, il momento del voto, in cui un popolo decide il suo futuro, qualcuno decide che quel futuro deve essere indirizzato e carpito con la forza.

Un attentato che ha avuto l’effetto di creare un’immagine di debolezza e di vulnerabilità nel cuore di tutti i francesi. Le sirene spiegate sul viale più famoso di Parigi, le luci delle volanti della polizia e delle ambulanze, racchiudono il simbolo di una Francia vulnerabile, ferita ancora una volta nel suo orgoglio e nella sua culla. In una notte Parigi ha rievocato tutto, dal Bataclan a Nizza, ed è vero che è stato un attentato con una sola (tragica) morte innocente. Ma è anche vero che nell’immaginario collettivo questo effetto è stato ottenuto.

L’Isis ha subito reclamato l’autorità sull’attentato, dicendo che è stato uno dei suoi affiliati. Di questo ora si occuperanno la polizia francese e i servizi di sicurezza interni ed esterni. Lo Stato Islamico può rivendicare qualsiasi attentato di un suo presunto adepto, poi bisognerà effettivamente capire se questo attentato è frutto di un lavoro del Daesh o semplicemente il Daesh si è arrogato un attentato di un assassino utilizzandolo a fini propagandistici.

Ma sta di fatto che, comunque vadano le indagini, Parigi è piombata di nuovo nella paura e così la Francia. Una Francia che già da tempo aveva iniziato una sorprendente campagna di sicurezza per queste elezioni, mettendo in campo un numero pari a circa cinquantamila agenti della gendarmeria più tutti i corpi speciali impegnati ad evitare che le urne fossero bagnate dal sangue francese. Uno stato d’emergenza continuo che ora però scopre tutta la sua intrinseca vulnerabilità. Perché del resto, va ricordato, si può fermare o tentare di bloccare il radicalismo islamico nei grandi o medi numeri, ma non si potrà mai, purtroppo, definitivamente eliminare il pericolo di un solo uomo che, indottrinato, decide di farsi saltare in aria o uccidere un uomo con un coltello o con un kalashnikov. Purtroppo, la Francia è ormai continuamente portata a questo continuo sentimento di paura.

La domanda che sorge a questo punto spontanea, è come un attentato a due giorni dalle elezioni possa influire sulle stesse. Le elezioni più strane della storia repubblicana francese, con quattro partiti l’un contro l’altro armati e con una destra sovranista che scalcia per essere all’Eliseo. La Francia avrà una reazione a quest’attentato in termini elettorali? E se sì, come sarà?

Ebbene, sicuramente la Francia avrà una reazione emotiva a quest’attentato. In molti avranno paura o anche rabbia. Ma sono sentimenti che possono in realtà prendere due direzioni opposte. C’è chi andrà al voto impaurito o stanco per questo radicalismo islamico incontrollato, e che quindi potrebbe decidere, nell’urna, di dare il voto a chi ha fatto della lotta al fondamentalismo islamico una delle sue grandi battaglie. E questo, naturalmente, potrebbe premiare Marine Le Pen. In molto tra gli astensionisti e i moderati potrebbero quindi decidere di puntare tutto su chi prescrive ricette su come sconfiggere il fondamentalismo islamico e l’unico candidato che parla apertamente di un problema jihadista in Francia.

Ci sarà però anche chi, impaurito da questa escalation del terrore, decida di spostarsi su un voto repubblicano, moderato, un voto istituzionale per sconfiggere un nemico occulto e che si annida ovunque. E questa potrebbe essere per esempio la base su cui molti elettori potrebbero spostarsi anche sullo stesso Fillon, che non ha mai nascosto il suo conservatorismo istituzionale e che ha sempre presa sul fronte gaullista e cattolico di Francia. E in tutto questo, bisognerà anche comprendere come ne sarà influenzato l’elettorato musulmano, quel quasi 7% di elettori francesi di fede islamica che adesso avranno su di loro gli occhi puntati per essere della stessa comunità di chi rende la Francia un campo di battaglia.

Per ora, l’unica meta aggiunta dai terroristi è di aver avvelenato ancora di più un’elezione che già aveva in sé l’idea di un popolo fragile. L’obiettivo terrorista era questo: dare l’idea di una Parigi vulnerabile e di una Francia socialmente debole. Ora la Francia dovrà scegliere, se spostarsi verso chi dà ricette rapide e forti, oppure verso chi, accusando gli altri di populismo, continuerà in ricette per ora decisamente fallimentari.”

Milano Post

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