Cosa dire, di liberale, sulle elezioni Francesi

Esteri

Milano 24 Aprile – Il Sole sorge su un paese totalmente diverso, oltre le Alpi, oggi. Nessuno dei due partiti che hanno scritto gli ultimi 70 anni di storia Francese andrà al ballottaggio. È appena passata Pasqua, quindi direi che i morti seppelliscano i propri morti. Senza dedicare grosso spazio agli sconfitti, resta solo il rimpianto per Fillon, seppellito da uno scandalo che non era nemmeno così scandaloso, ma soprattutto travolto da una piattaforma economica, quella di Macron, troppo simile alla sua per esserne distinguibili. Ma che dietro, aveva, appunto Macron.

Macron, dopotutto, è il miglior figlio di Francia. Laureato All’Ena, la scuola dell’elite del Paese, ha lavorato in posizioni chiave sia nel pubblico che nel privato. E, dall’alto delle sue esperienza, dice che oltre la tempesta sorge nuovamente il sole. Non è Obama. Lui ha davvero lavorato in vita sua. Non è Renzi, lui davvero vuole tagliare 120 mila dipendenti pubblici. Non aumentarli. Non è nemmeno la Thatcher, perché quei tagli non sono una dichiarazione di intenti. È post ideologico, non ha dottrina. Ha ottimismo e piglio manageriale. Assomiglia molto ad un Parisi che avesse potuto correre davvero senza partiti ed i relativi condizionamenti, in un sistema elettorale molto diverso dal nostro. E con qualche lustro in meno. È il candidato della grandeur che non si è arresa. E che, ufficialmente, non prova né paura né rabbia. Paradossalmente è molto più imperiale della Le Pen, perché non chiede di chiudersi dentro i confini nazionali. È convinto, lo sprizza da tutti i pori, che sui mercati internazionali la Francia possa ancora dominare.

Marine Le Pen, invece, è la candidata della grandeur ferita. Del gigante che, pur sanguinante, è pronto per l’ultima battaglia. Ma che sentendosi fortemente indebolito, chiude la spelonca e si prepara a respingere l’assedio. Da un punto di vista di politica interna credo sappiamo tutto. Quella economica è semplicemente raccapricciante. Al di là del ritorno al Franco, il problema è la follia dell’uscita da tutti i trattati commerciali. Fedele alla dottrina economica, è di destra in politica domestica e di sinistra economicamente. Ecco, questa scelta non ha pagato fino in fondo. Perché, di fondo, al contrario di quello che ci raccontano ogni santo giorno, la paura è una merce difficile da vendere. Guardate agli ultimi 20 anni in Italia, la speranza di Berlusconi non ha mai realmente perso. Quando non vinceva prendeva comunque più voti degli avversari. E quand’anche non succedeva, erano sufficienti comunque ad azzopparlo. Ecco, la Le Pen è stata azzoppata. Ma è solo il primo turno.

Chiunque abbia mai affrontato un secondo turno in una città, nelle elezioni comunali, sa, fortemente sa, che ogni secondo turno è molto diverso dal primo. È radicalmente diverso dal primo. Quindi i giochi non sono propriamente chiusi. Per quanto sulla carta la Le Pen non abbia speranze. Chi vivrà vedrà. Di sicuro i verdi campi della Marna, oggi, non sono come quelli di ieri…

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