Sala riesuma l’antifascismo duro per miserie tattiche

Fabrizio c'è Milano
Milano 24 Aprile – Non mi ha mai affascinato il fiume di retorica che caratterizza il 25 aprile, essendo sempre stato convinto che il nostro paese fu liberato nel ’45 da Inglesi e Americani, a cui dovremmo essere veramente riconoscenti, più che dai partigiani.
Però le meschinità cui assistiamo in vista di questo 25 Aprile vanno rimarcate.
Il Sindaco Giuseppe Sala,  vero principe dei trasformisti, uomo passato dalla Moratti a Pisapia come niente fosse, candidato a forza da Renzi (che però lui ha già tradito) contro il volere del PD milanese, ha un problema: deve dire o fare qualcosa di sinistra, per tenere buoni gli elettori e gli eletti di SEL, della galassia della sinistra radicale che va da sindacati ai centri sociali.
Non sapendo o potendo fare qualcosa di sinistra ha scelto la strada più facile: lisciare il pelo dei pochi che, anche a sinistra, si nutrono ancora della retorica antifascista. Non costa nulla, e così può contare sul voto dei sinistri su argomenti tabu tipo la vendita delle azioni A2A o la cementificazione degli scali ferroviari e di Città Studi.
Così se l’è presa con qualche centinaio di anziani che da decenni commemora al campo X di Musocco i caduti della Repubblica di Salò e della forse inevitabile ma cruenta scia di sangue che seguì la caduta del regime fascista.
E ha dato disposizione al Questore di vietare persino la presenza di bandiere tricolori! Quanto coraggio e quanta ortodossia antifascista da parte di un uomo che i valori della sinistra vecchia e nuova non sa manco quali siano. Tanto per capirci uno che dirà come vota alle primarie del PD quando sarà chiara la percentuale che prende Renzi!
Se fosse un uomo delle istituzioni e non un opportunista che adopera  i partiti, avrebbe colto il 25 aprile per portare avanti percorsi di pacificazione nazionale e di memoria condivisa. E direbbe qualcosa di chiaro su chi usa il 25 aprile per dare voce ai peggiori rigurgiti antiisraeliani.

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