Milano 25 Aprile – I risultati ormai sono chiari. I due terzi dei dipendenti di Alitalia ha deciso che per sopravvivere tutti devono fare dei sacrifici. Tranne loro. Che se la compagnia perde settecento milioni l’anno la colpa è di chiunque, meno che loro. Che se abbiamo una compagnia di bandiera che fa schifo, sono tutti responsabili. Meno loro. Che le condizioni scandalose che hanno strappato per decenni, i contratti di lavoro d’oro, le retribuzioni fuori da ogni grazia di Dio e la garanzie inaudite, sono, dopotutto, un loro sicuro diritto. Questa gente ha messo la pietra tombale su un accordo che prevedeva una riduzione media dell’8% degli stipendi ed un numero di esuberi di circa il 20%. Ovviamente accompagnati. Ecco, questa gente è il motivo per cui la compagnia va buttata via e mai più rimpianta. Forse non è chiaro a tutti, ma è un ricatto. Il ragionamento è che tra un anno si vota e quindi nessuno sano di mente si porterebbe un fallimento per dodici mesi. Andando a votare con diecimila famiglie sulla strada. Quindi, siccome spremere quaranta milioni di contribuenti è più indolore, Alitalia potrebbe tirare a campare. È un calcolo demenziale. E proprio per questo in Italia potrebbe persino funzionare. Per questo sta diventando un dovere civile e morale chiedere il fallimento del carrozzone e la riduzione sul lastrico di tutta la compagnia di giro che lo riforniva. Anche perché, l’alternativa, sarebbe la nazionalizzazione. La nazionalizzazione vuol dire che per altri anni dovremmo continuare a pagare noi le perdite. Cioè avere un’altra mini finanziaria ogni cinque anni. E per cosa? Per un servizio che Ryan Air fa meglio? O per una flotta, sul medio range economico, è surclassata da chiunque? Ma anche no, grazie. Possiamo ampiamente sopravvivere senza. Tra l’altro, come effetto secondario, abbiamo la definitiva assoluzione, storica e politica, del Berlusconi che nel 2008 non vendette ai Francesi. Le accuse nei suoi confronti si basavano sul fatto che con un padrone straniero l’azienda sarebbe rinata. Oggi Alitalia è di Ethiad. Non mi pare che le cose vadano così meglio.
La verità è che il problema di Alitalia sono i dipendenti. Ed allora, signori, chiudiamo il sipario su questa versione, riveduta ed aggiornata, di Prove d’Orchestra. Ed andiamo avanti con le nostre vite. Lasciamo questa gente in amministrazione straordinaria, liquidiamo il liquidabile e prendiamo cappello. Meglio chiudere questa farsa prima che diventi una tragedia.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,