Milano 26 Aprile – Lo studente diciottenne del liceo Leonardo Da Vinci ricoverato domenica al Niguarda per una sepsi da batterio della meningite è «vigile e con respiro spontaneo», spiega l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera: condizioni «stazionarie», prognosi riservata. L’Ats di Milano ha ricostruito i «contatti stretti» del ragazzo nell’ultima decina di giorni – la finestra d’incubazione dell’infezione – e somministrato l’antibiotico a 38 persone: cinque familiari, 16 compagni che frequentano la sua stessa quinta, dieci professori, quattro amici di Milano e tre che aveva visto durante le vacanze di Pasqua, in Liguria. Per scoprire che tipo di meningococco abbia provocato la sepsi si attendono i risultati degli esami, che potrebbero arrivare domani, spiegano fonti dell’Agenzia di tutela della salute.
Li aspettano con ansia molti genitori e studenti del liceo, scientifico «esclusivo» non in senso economico, perché è una scuola pubblica, ma per la selezione severa (da cinque anni test d’ingresso per un numero chiuso di 250 posti, l’anno prossimo sarà abolito). Perché è evidente che un meningococco C, dal quale gli adolescenti sono o dovrebbero essere vaccinati (è gratis per gli under 18), configurerebbe una situazione diversa rispetto a un tipo B (l’altro più diffuso in Italia), per il quale il vaccino, più recente, è gratuito solo per i nati da quest’anno. La Regione lo offre in co-pagamento (metà del costo di farmacia, che arriva a 300 euro per le due dosi) ma le liste d’attesa ad oggi superano un anno, tanto che si sta trattando per coinvolgere i pediatri di famiglia nelle vaccinazioni.
Se si trattasse di un tipo C, invece, la Regione potrebbe, come avvenuto in altre due scuole dall’inizio dell’anno (l’Istituto per le arti grafiche Pavoniano Artigianelli, dopo che s’ammalò uno studente 14 enne, e l’Iis Curie-Sraffa, dopo la morte, a 54 anni, della professoressa Vittoria Patti), decidere la vaccinazione di massa col quadrivalente ACWY degli studenti (gratis) e dei docenti (in co-pagamento): si chiama catch-up, è una «retata» su una popolazione che dovrebbe esser già vaccinata in base ai programmi di sanità pubblica. Non è una misura d’emergenza come la profilassi, e va precisato che, pur essendo comprensibili le preoccupazioni di studenti e genitori, l’antibiotico è già stato somministrato dall’Ats a chi ne ha bisogno, cioè coloro che hanno avuto contatti stretti e prolungati col ragazzo malato. Va anche detto che già a febbraio, quando il Milanese piombò nel panico dopo quattro infezioni in dieci giorni (due da meningococco B e due da C; una mortale per ciascun tipo), gli esperti esclusero un incremento di casi rispetto alla media, e da allora a Milano ce ne sono stati altri due compreso l’ultimo.
Vaccinarsi tuttavia, chiarisce l’assessore Gallera, «è l’unico modo per debellare questa malattia», che col 10% di mortalità resta la più letale, tra le infettive che circolano in Italia, anche se è rara (il meningococco, di cui il 10-15% della popolazione è portatore sano, riesce a “bucare” il sistema immunitario solo in tre persone ogni milione l’anno). Oltretutto ieri era la Giornata mondiale contro la meningite: Gallera ha invitato «tutte le famiglie a vaccinare i propri figli», ricordando che, per chi ha dubbi o vuole più informazioni, c’è il portale www.wikivaccini.com con le risposte degli esperti e un’app gratuita da scaricare. (Il Giorno)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845