Milano 7 Maggio – Li hanno ribattezzati Re Mida e sono in grado di fabbricare vere e proprie pepite d’oro. Sono gli speciali batteri studiati dai ricercatori australiani dell’Università di Adelaide. L’uso di questi microrganismi capaci di mangiare gli scarti d’oro e altri metalli potrebbe essere la chiave per riutilizzare miniere esaurite, riciclare i rifiuti elettronici e per la ricerca di nuovi depositi sotterranei. Tutti i segreti del sorprendente processo biologico sono stati pubblicati sulla rivista Chemical Geology.
In natura l’oro, come qualsiasi altro elemento presente sulla Terra, viene continuamente elaborato e trasformato dagli esseri viventi, in particolare dai microrganismi, in un continuo riciclo che tende a disciogliere le particelle di oro dai minerali in cui è legato oppure a concentrarlo in piccole pepite molto pure. “Sapevamo già dell’esistenza di questi processi – ha detto Frank Reith, uno degli autori dello studio – ma per la prima volta sappiamo che che queste trasformazioni avvengono in appena pochi anni o decenni, giusto un battito di ciglia se paragonato su scale geologiche”.
Si tratta di processi chimici e biologici molto complessi e comprenderli appieno potrebbe aiutare a trasformare i batteri coinvolti in questo ciclo dei veri e propri Re Mida. Rendere i processi ancor più rapidi ed efficienti potrebbe aprire alla possibilità di trasformare i batteri in veri e propri minatori capaci di estrarre l’oro da miniere ormai considerate esauste o semplificare di molto i complessi meccanismi necessari a estrarre l’oro dai rifiuti elettronici. (Blitz Quotidiano)
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