Onorare i morti non è reato

Milano

Milano 7 Maggio – La frase è molto forte. Forse scandalosa, ma qualcuno doveva dirla. A Milano sta andando in scena da un mese il teatro più assurdo e squallido dell’ultimo decennio. E la sinistra, in preda a difficoltà interne sempre più evidenti, ci sguazza sperando nella redenzione. Il nocciolo della questione è il seguente: ricordare i morti è un diritto? Se sì, con quali limiti? Questura e Prefettura, in queste ore, stanno identificando mille persone che, il 29 Aprile, al Campo Dieci hanno reso onore ai morti della Repubblica Sociale Italiana. Il 29, non il 25. Il 25 lo Stato aveva deciso che non era consentito. Così l’estrema destra ha chinato, dolorosamente il capo, ed accettato la restrizione. Ma il 29? Perché no? La Boldrini, nota per la sua fine intelligenza politica, ha parlato di presa in giro. Di gente che aggirava i divieti. Quali? Il saluto romano, alla fine del Presente, per la Suprema Corte non è reato. I gagliardetti non lo sono mai stati. Quindi, quali divieti avrebbero violato? Ci sono forse norme non scritte che sono state infrante? No, perché, a proposito di norme non scritte io vendo, in effetti, una drammatica violazione. Da parte della Boldrini, non di Casa Pound. Ed è una storia che forgiato la nostra storia, quindi vale la pena di raccontarla.

Siamo a Tebe, città Greca con una storia di governo travagliata. Tutto nasce con Edipo ed i suoi insani amori. Siamo alla fine di una drammatica guerra civile (vi ricorda qualcosa?). I suoi due figli maschi, si sono dati battaglia. Polinice, a capo di un esercito straniero, viene ucciso da Eteocle (ancora, vi ricorda qualcosa?), che però muore nello scontro a sua volta. Va al potere il tiranno Creonte, che decide di dare sepoltura solo a chi era morto dalla parte giusta. Ma Antigone, sorella di entrambi, non ci sta. E dice che, costi quel che costi, lei seppellirà anche l’altro fratello. E così fa. Il tiranno la punisce imprigionandola in una grotta. Lei si suicida. Il suo suicidio porta alla morte dell’intera famiglia di Creonte, in un climax di tragedie. E così cala il sipario.

Ecco, il punto focale sono le ragioni della battaglia di Antigone. Lei non sfida Creonte perché Polinice avesse ragione. Affatto. Ma esistono leggi che preesistono persino a quelle Divine. Sono il diritto naturale. Non è stato fondato da nessuno, questo diritto. Ma proprio per questo sopravviverà all’ultima legge umana. Ed uno dei cardini di questo insieme di norme è il rispetto dei morti. Perché, se manca quello, la vita stessa ne risente. Ne risente la Polis. Ne risente il mondo. In fondo, un Governo che teme i morti, come può proteggersi dai vivi? Questo domanda l’indifesa e prigioniera, in sottofondo, Antigone a Creonte. E, morendo, ne causa l’annientamento. Ecco, direi che forse un paio di cose le possiamo imparare. Noi ed anche la Boldrini. Sai mai che facendosele spiegare da una donna fossero più chiare anche per lei.

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