Le previsioni di Belpietro “Il piano di Renzi per far cadere Gentiloni”

Attualità

Il Rottamatore deve tornare a Palazzo Chigi prima che i nodi economici vengano al pettine. Però stavolta non può silurare il premier in direzione PD. Perciò provocherà un incidente. Entro fine mese.

Milano 10 Maggio –  Il nuovo corso di Matteo Renzi si è inaugurato domenica nel solco della continuità, con un «Gentiloni, stai sereno». Appena rieletto segretario del Pd, l’ex premier ha infatti assicurato sostegno al governo fino alla fine della legislatura. Peccato che subito dopo abbia annunciato l’intenzione di costituire una cabina di regia per meglio coordinarne e gestirne i provvedimenti. Ufficialmente non si è parlato di commissariamento del presidente del Consiglio, ma nei fatti lo è. Del resto, dieci giorni fa, Maria Elena Boschi aveva provato a fare lo stesso, comunicando a tutti i ministri che senza il suo via libera nessun provvedimento sarebbe passato. La rivolta dei colleghi aveva indotto la zarina di Palazzo Chigi alla retromarcia, ma l’intenzione di Renzi e dei suoi pretoriani nonostante lo stop è chiara. Il Giglio magico vuole che le elezioni si facciano al più presto, ma per ottenerle non può sfiduciare l’esecutivo con una riunione di direzione, come fece quattro anni fa con Enrico Letta, costretto alle dimissioni dopo il voto contrario del suo stesso partito. Dunque la strategia punta a logorare il premier, rendendogli la vita difficile per costringerlo a gettare la spugna.

L’obiettivo sono le dimissioni spontanee, un addio per consunzione, non deciso dal vertice del partito ma solo auspicato. Un voto ufficiale della direzione sarebbe difficile da giustificare: la cacciata di Letta, ex vicesegretario del Pd, provocò una lacerazione nella sinistra, il bis con Gentiloni dimostrerebbe a tutti, anche ai più sprovveduti, il cinismo di Renzi, pronto a qualsiasi cosa, anche a spaccare il partito, pur di riconquistare la poltrona.

Dunque, mentre da un lato invita il premier da lui voluto a stare sereno, il segretario del Partito democratico lavora per togliergli la poltrona. Anzi, per fare in modo che all’incarico rinunci da solo, salendo al Colle per sfinimento. L’ideale sarebbe l’incidente di percorso, un voto sbagliato o un piccolo pasticcio che provochi una crisi di nervi e la conseguente resa. Un anticipo del piano di Renzi per altro si è già visto. Prima l’approvazione di una legge demenziale sulla legittima difesa, voluta dallo stesso segretario del partito ma subito dopo da lui stesso criticata. Quindi un’altra presa di distanze dalla maggioranza e dall’esecutivo dalle norme di telemarketing. Infine le indiscrezioni sul governo che non va e sull’impossibilità di durare ancora un anno.

Oh, certo, i boatos ogni volta vengono smentiti, perché l’ordine impartito – e lo abbiamo visto anche con l’intervista del nostro Luca Telese al renzianissimo Michele Astaldi – prevede di ripetere che la legislatura si concluderà alla sua naturale scadenza. In realtà la legislatura non è mai stata così a rischio come in questi giorni. Tutto infatti si deciderà in poche settimane, diciamo entro maggio.

Per votare in autunno, infatti, il governo deve cadere al massimo nei primi giorni di giugno. Solo in tal modo si può fare un decreto per correggere la legge elettorale e prepararsi alla campagna elettorale. Che secondo il disegno del Giglio magico si rendano conto di essere stati turlupinati da chi ha raccontato loro una crescita economica che non c’è. Si deve votare senza che gli italiani sappiano che sul loro collo pende la spada di Damocle della procedura d’infrazione di Bruxelles, a causa di conti pubblici fuori controllo. La fretta di votare del resto è imposta proprio dalla pressione che l’Europa esercita sul governo per la manovra di aggiustamento. Con quella il segretario Pd dovrebbe dire addio ai sogni di gloria e di rivincita.

La strategia di Renzi per tornare a Palazzo Chigi comporta però molti ostacoli. Non soltanto c’è bisogno di un incidente che spinga Gentiloni a mollare, ma le elezioni il Pd le deve vincere. Poi c’è l’incognita della maggioranza e delle alleanze, perché è da escludere che da solo il Partito democratico possa governare.

Tuttavia, il problema principale non è rappresentato dagli ostacoli, ma da un rischio che l’instabilità di nuove elezioni comporta: il peggioramento della situazione economica. Nel caso i nostri conti si aggravassero mentre l’Italia è nel pieno di una campagna elettorale, per noi si spalancherebbero le porte della Troika, con le misure draconiane che da sempre Fmi, Bee e Bruxelles hanno imposto ai Paesi in cui sono intervenuti. Insomma, Gentiloni forse sarà sereno. Noi lo siamo molto meno.

Maurizio Belpietro (La Verità)

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