Accogliamoli tutti, mi raccomando. Nel frattempo a Paperopoli, però, un tribunale giudicava le conseguenze dell’accoglienza delle ondate precedenti. Scrive il Corriere della Sera:
Può pure darsi che 300 mila euro di risarcimento al Comune di Milano gli imputati condannati non li paghino mai, ma almeno il principio è fissato all’esito di una non comune istruttoria processuale condotta dalla Procura su un fenomeno in passato troppo spesso trattato come evento minore: i roghi di rifiuti, il loro accatastamento in discariche di fatto, lo smaltimento abusivo in un laghetto, tutto nei «due campi rom non autorizzati sull’area di via San Dionigi 107/109» (inserita nel Parco agricolo Sud Milano ex Parco delle Rose) dal 2008 fino allo sgombero l’1 agosto 2014. Per queste condotte, «tali da arrecare un assiduo pregiudizio agli abitanti dei quartieri limitrofi al campo nomadi in cui dimoravano gli imputati», i giudici Oscar Magi, Giulia Turri e (relatrice) Caterina Ambrosino hanno infatti ritenuto due 48enni «capifamiglia» dell’insediamento abusivo (uno di origine romena e l’altro bosniaca), e un appena maggiorenne di origine romena, responsabili delle contravvenzioni ambientali di discarica abusiva, scarichi di acque reflue senza autorizzazione, e deturpazione di bellezze naturali.
Come correttamente annotato, quei soldi non li vedremo mai. Ma il principio conta. Doppio. Almeno oggi. L’accoglienza è un argomento spinoso. Con i Rom abbiamo sbagliato tutto quello che potevamo. Ed è una storia interessante. Che a me è stata raccontata da una ragazza Albanese, intelligentissima, che mi ha mostrato un lato della realtà che non conoscevo. In Albania, mi fa lei, a noi i Rom non danno alcun problema. Vivono fuori dalle città. Entrano, suonano e vanno via. Se escono con qualcosa in più di quello che dovrebbero avere li andiamo a prendere e gli mostriamo tutto il nostro dispiacere. Così non lo fanno più. Quello che non facciamo è dargli soldi pubblici. Voi, invece, li state glassando d’oro nella speranza di comprarli e fargli abbandonare la loro cultura. E loro, che sono invece un popolo integerrimo, prendono i soldi, ringraziano, e poi tornano a vivere nelle roulotte. E, talvolta, accumulano rifiuti e poi li bruciano. E noi, pirla, continuiamo a pagarli. Poi li multiamo. A vuoto. Ecco, questa storia dovrebbe insegnarci qualcosa non sul se accogliere. Ma su come i marcianti vorrebbero farlo. Cioè male. Quando non malissimo.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,