Milano 22 Maggio – All’Università statale la realtà bussa alla porta. E gli studenti si preparano a barricarsi dentro. Sono finiti i soldi. Le facoltà umanistiche sono al collasso economico. Ed in effetti un paio di domande sul numero di laureati in lettere di cui avremmo bisogno credo sorga spontanea… In ogni caso dichiara il Rettore, da un pezzo de Il Giorno:
Nei giorni scorsi contro il numero chiuso lezioni in piazza e presìdi, schierati anche più professori. E Vago aveva spiegato: «Tanti docenti sono a favore, giusto che si esprima il Senato che rappresenta tutto l’ateneo». E ancora: «Senza numero programmato rischiamo di chiudere corsi come Storia o Filosofia. O di non aprirne di nuovi». «E il numero chiuso è necessario anche per la qualità, visti i dati su abbandoni e fuori corso nell’area umanistica».
Replicano gli studenti, come riporta Repubblica:
“Noi le scriviamo per far sentire più forte la nostra voce e per chiedere un’inversione di rotta delle attuali politiche universitarie – scrivono gli studenti rivolgendosi alla ministra Fedeli – perché nessun corso sia costretto ad imporsi, o a trovarsi imposto, un limite agli accessi per mancanza di risorse: questo rappresenta infatti il fallimento dell’università pubblica. La mobilitazione contro il numero chiuso a studi umanistici non si fermerà. Invitiamo tutte le altre facoltà, tutti gli altri atenei e tutti i cittadini a sostenerci e ad aderire alla nostra protesta”.
L’Università Italiana, lo ricordiamo, prevede che praticamente tutto il curriculum di studi sia a carico dello Stato. Il quale, è umanamente comprensibile, potrebbe avere dei limiti di bilancio. Visto che quel bilancio piange da anni. Il rifiuto degli studenti di filologia romanza semi moderna di prenderne atto la dice lunga sull’orchestrina che suona mentre il Titanic affonda.
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