In Italia l’adozione delle procedure chirurgiche mininvasive o laparoscopiche è ancora limitata. Questa pratica potrebbe rivelarsi fondamentale per assicurare qualità e sostenibilità per il sistema sanitario
Milano 24 Maggio – Il progressivo aumento dell’aspettativa di vita e degli over 65 è uno dei fattori che determinerà lo scenario socio-economico. Esce dal ciclo produttivo una fascia sempre più ampia di popolazione dotata di risorse e tempo, alla ricerca di salute e benessere, con importanti aspettative rispetto alla qualità e al livello dei servizi. La crescita delle malattie croniche e delle comorbidità, se non adeguatamente affrontata e gestita, si traduce in un aumento degli accessi alle strutture sanitarie e in una richiesta di capacità cliniche e assistenziali. Per la sanità è tempo di fronteggiare una sfida tra crescita del numero, della complessità e del livello delle prestazioni da erogare, con conseguente aumento della spesa da finanziare, e richiesta di assistenza e servizi di maggiore qualità: la sfida è come garantire qualità e sostenibilità del sistema sanitario.
Un esempio specifico viene dal programma Op2IMISE (Open To Innovative Minimally Invasive Surgery Experience), sviluppato nel contesto dell’approccio mininvasivo per la chirurgia colorettale. “L’approccio mininvasivo o laparoscopico – dice Pierluigi Marini, Direttore Chirurgia 1 all’ospedale San Camillo di Roma – consente un impatto meno cruento sul paziente, con evidenti benefici per la qualità del suo recupero postoperatorio e vantaggi organizzativi ed economici legati alla minore ospedalizzazione, con la possibilità di liberare risorse e con minori costi per il sistema sanitario.”
In Italia, il ricorso a queste tecniche è ancora poco frequente. Secondo il Programma nazionale esiti (PNE) dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), l’impiego della laparoscopia nell’intervento al colon avviene nel 32 per cento dei casi e in quello al retto nel 40 per cento. Il progetto Op2IMISE può essere considerato un’esperienza pilota volta a promuovere una corretta formazione del chirurgo all’utilizzo delle tecniche mininvasive rispetto a quelle tradizionali. Il fine ultimo è elaborare, grazie all’individuazione di indicatori di performance specifici, una serie di raccomandazioni atte a favorire la diffusione di queste procedure, dimostrando che, oltre alle note e positive evidenze cliniche, ne esistono di altrettanto significative sotto il punto di vista dell’economia sanitaria. Un’analoga esperienza condotta in Gran Bretagna sotto l’egida del NICE (National Institute for Clinical Excellence) ha fatto sì che tra il 2006 e il 2010 il numero di interventi al colon-retto condotti in laparoscopia passasse dal 5 al 33 per cento, con un incremento di oltre 5 volte.
Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.