Milano 29 Maggio – La maggior parte di loro la si può trovare lungo i gradini della scala che dal tunnel della stazione porta ai binari. Alcuni vi si siedono, altri restano in piedi. Alcuni con lo sguardo e il capo piegati verso lo smartphone. Altri, cuffie alle orecchie, con lo sguardo e il capo sollevati verso l’alto, verso la banchina. Nessuno sale lungo quella scala, nessuno scende. Fermi lì. Tutti fermi lì. Fino a quando non arriva il treno. Solo allora si rianimano, si danno una mossa, solo allora escono in superficie, allo scoperto. Spuntano all’ultimo momento, come talpe. Stanno in agguato, pronti a salire sui treni. Come dovessero assaltare la diligenza. E invece devono solo raggiungere l’ufficio, la scuola, casa loro. È tutto più semplice e prosaico: costretti a stare nascosti o riparati sui gradini delle scale sono i pendolari che usano la stazione «Forlanini Fs» del passante ferroviario. Si nascondono e si riparono lì con la pioggia o, come ieri, sotto il sole che picchia perché le tre banchine dello scalo, di fatto, non hanno tettoie sotto le quali potersi riparare. Le banchine sono lunghe 250 passi e per quanto riguarda quella centrale ci si imbatte in qualcosa di simile ad una tettoia soltanto alla fine, solo una volta compiuti 200 passi. Il punto è che il sole o la pioggia filtrano uguali anche qui, anche da questa copertura perché fatta di listelle distanziate. E sotto di esse c’è spazio per poche persone. Analoga situazione per le due banchine esterne. Le panchine che le scandiscono restano vuote sotto i raggi del sole, i pendolari affollano i gradini. Un po’ come in spiagga ad agosto: tutti sul bagnasciuga, nessuno nel bel mezzo. (Il Giorno)
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