Milano 4 Giugno – Ma siamo sicuri che trasferire la Statale a Rho sia una scelta strategicamente sensata? Secondo il Giorno sono in molti ad avere dei dubbi:
Resta però mobilitato un fronte del no che comprende anche studenti e residenti del quartiere. Hanno sottoscritto il documento 244 docenti quindi più della metà della facoltà di Scienze e tecnologie, con i corsi di laurea in Chimica, Bioscienze, Fisica, Informatica, Scienze della terra e Matematica, poi 61 dottorandi e 55 lavoratori dell’ateneo. A preoccupare, spiega Paolo Stellari, professore di Geometria, è «il significativo ridimensionamento degli spazi (da 250 mila metri quadrati occupati a Città studi oggi, a 150 mila a Rho domani) e l’incertezza degli investimenti messi in campo a fronte di una possibile contrazione dei ricavi dalla vendita degli immobili patrimonio della Statale».
Al netto delle preoccupazione sugli spazi (la cui riduzione servirebbe per risparmiare) esiste un evidente problema di budget. Il trasferimento potrebbe costare 380 milioni. Stato ed Università ne coprono fino a 280. Gli altri dovrebbero arrivare dalla vendita degli spazi di Piazza Leonardo Da Vinci. A chi? Il mercato immobiliare non è proprio messo benissimo, di recente. Inoltre esistono problemi storici con questo genere di operazioni: i vincoli architettonici, burocratici e di soprintendenza (se del caso). Insomma, puoi anche prendere un edificio di assoluto pregio alle porte delle cerchia dei Navigli, ma se l’unica cosa che puoi farci è l’università, magari cento milioni non li vale. A tacere del fatto che operazioni così grandi si ripagano solo in due modi: uffici ed abitazioni. L’opzione centro commerciale è, ovviamente, esclusa. Solo che di uffici la zona non è certo carente ed il mercato residenziale è forse il più colpito dalla crisi. Quindi, ancora una volta, siamo nel classico scenario del prezzo stimato. Il prezzo stimato, per essere chiari, non esiste. Il prezzo esiste solo quando qualcuno, soldi in mano, si offre di acquistare qualcosa. Il resto sono astrazioni contabili buone per i business plan, non per la realtà. La somma di tutto questo ci fa domandare: siamo sicuri che per risparmiare 9 milioni l’anno convenga un salto nel buio da cento milioni? Pare che in molti non la pensino così, secondo Il Giorno:
L’Università ha già lo spazio per il suo campus scientifico, e il suo nome è Città studi». E ancora convergono alcuni comitati dei residenti in cui è confluita anche Confesercenti. Tutti insieme in queste settimane hanno diffuso un manifesto che parla di «opposizione» a un trasferimento che si definisce «sbagliato» perché «smantella di funzioni un quartiere vivo e interno alla città a favore di un sito a Rho Pero isolato ed esterno (…) per il solo bisogno di colmare il vuoto di interesse sui terreni Expo». Andrea Painini, alla testa dell’associazione di commercianti, spiega: «La scelta di spostarsi è scellerata, il quartiere ci ha messo molto tempo per svilupparsi intorno alla comunità studentesca ed eventuali piani di compensazione ipotizzati finora sono incerti e non sostenibili, anche tenuto conto dell’ipotesi di trasferimento dell’Istituto dei tumori e Besta».
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,