Milano 21 Giugno – Ci risiamo. I fondi comunali per la povertà finiscono per 2/3 a stranieri. Non è che manchino italiani in condizioni di disagio, sono le regole a essere sbagliate.
E’ successo anche con la Misura 1 proposta con bando del Comune, riservata a nuclei familiari con minori che hanno un ISEE sotto i 6.000 euro annui.
Sono state ammesse al contributo di 2.000 euro annui 1.406 domande. 495 sono andate a nuclei di cittadini italiani (di cui 192 di origine straniera) e 911 a famiglie con cittadinanza.
Perché il 64% va a stranieri, perché accadono queste discriminazioni al contrario?
Perché i bandi sono mal impostati dal Comune e hanno come parametro l’ISEE, indicatore della situazione economica equivalente. Con questo indicatore un nucleo familiare italiano senza reddito ma, ad esempio, con una casetta di nessun valore al paesello, oppure con qualche soldo ereditato in banca è escluso dagli aiuti. Altro problema ce lo hanno coloro che hanno appena perso il posto di lavoro, la cui ultima dichiarazione dei redditi risale al periodo in cui percepivano lo stipendio.
Sono invece favoriti dall’ISEE coloro che lavorano in nero e tutti coloro che autocertificano dati anagrafici falsi: madri che dichiarano di non vivere col compagno con cui invece convivono, nuclei con figli che passano la maggior parte del tempo all’estero o addirittura ” prestati” ai soli fini di prendere il contributo.
In pratica per l’italiano è impossibile sfuggire a controlli sul patrimonio e sul conto in banca, controlli che sono invece impossibili sulle proprietà dello straniero all’estero. Ma esiste anche un grave difetto del Comune che non controlla e prende per buone le autocertificazioni dei Caf che raccolgono le domande, circa effettiva residenza e composizione familiare.
In passato avevo denunciato come la stessa fine facciano i fondi statali per la Sia e quelli regionali per il sostegno all’affitto.
Come si esce dalla distribuzione sbagliata dei fondi per le povertà ? Dando priorità nei bandi agli anziani indigenti, a chi può esibire la lettera di licenziamento, a chi ha un contratto regolare di affitto o casa popolare.
Attribuendo punteggi premiali a chi si è sempre comportato bene, escludendo chi ha dichiarato il falso. Incrociando dati che il Comune possiede.
Rivedere le politiche per combattere la povertà deve essere una priorità per tutta la politica. A meno che le distorsioni che vi ho illustrato non siano volute e non facciano parte di un disegno per stravolgere l’identità dell’Italia.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.