Nuova indagine per Sala: «Amareggiato per l’accusa, autosospendermi? Non ci penso proprio»

Milano

Milano 25 Giugno – Nessuna autosospensione questa volta. Il sindaco va avanti come se nulla fosse. La notizia di una nuova indagine a suo carico per turbativa d’asta nell’inchiesta sulla Piastra dei servizi di Expo lo amareggia, ma non intende modificare i suoi programmi, nemmeno l’agenda di giornata. Al punto che alle 17,30 di uno dei giorni più difficili del mandato Beppe Sala si presenta a Palazzo Reale per celebrare il matrimonio della consigliera comunale del Pd Diana De Marchi. Umore buono, battuta pronta. Se non fosse per la truppa di cronisti e fotografi in attesa nessuno potrebbe immaginare la pesantezza e la tensione delle ultime ore.
Alle 10 di ieri era già in rete il comunicato soppesato nelle virgole con i fedelissimi. Una nota che detta una linea diversa da quella imboccata dopo l’accusa di falso per la retrodatazione di un atto, quando il sindaco decise di autosospendersi. «La storia, purtroppo, si ripete — sottolinea Sala — anche questa volta è un articolo di giornale a diffondere notizie di un provvedimento che mi riguarderebbe e che è ancora coperto dal segreto istruttorio. Non intendo commentare in alcun modo ogni possibile iniziativa della procura generale. Non lo farò né oggi né in futuro». Il sindaco ieri l’ha ripetuto spesso ai suoi: con Expo è sempre stato convinto di aver fatto una cosa fenomenale per Milano e per il Paese e adesso lo sforzo gli si ritorce contro. L’ha ricordato agli avvocati, al capo di gabinetto, allo staff. L’Esposizione universale è stata per Sala un trampolino di lancio ma anche la sua spina nel fianco. «Provo solo una profonda amarezza — prosegue nella nota — soprattutto pensando a quanto ho sacrificato per poter fare di Expo un grande successo per l’Italia e per Milano». Ma dopo lo sfogo il sindaco, che ha ricevuto tante telefonate e sms di solidarietà, conferma che resterà al suo posto. «Troverò in ogni caso in me le motivazioni per continuare a svolgere con la massima dedizione possibile il mio lavoro al servizio della mia città».
Con la fascia tricolore ha celebrato il matrimonio. Poi se n’è andato a piedi, diretto in ufficio. «Tutto quello che dovevo dire l’ho detto nel comunicato — si è limitato a precisare — Da qui in poi non ho altri commenti da fare, vado al lavoro». Sollecitato su un’eventuale autosospensione è secco: «No, no», risponde. E oggi sarà in piazza Oberdan per gli interventi conclusivi del Milano Pride 2017.
L’attività in Comune procede come da programma. Ma la bufera giudiziaria avvolge Palazzo Marino. E pensare che poche ore prima di «indagarlo» il procuratore generale Roberto Alfonso sedeva in prima fila con il sindaco alla festa della Finanza. Quasi una beffa, quella foto ricordo.
Rossella Verga (Corriere)

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