Milano 28 Giugno – Il Partito Democratico è passato dalla vocazione maggioritaria a quella minoritaria. I Cinque Stelle perdono progressivamente la loro capacità attrattiva per evidente incapacità di passare dalla semplice protesta alla gestione della cosa pubblica complessa. E di fronte alla sostanziale inaffidabilità sia della sinistra nel suo complesso che dell’opposizione grillina incapace di essere alternativa credibile, il fronte del centrodestra torna ad essere l’unica boa a cui ancorarsi per un Paese che ancora vive in uno stato di grave crisi e che chiede alla politica la rotta per uscirne.
Le indicazioni politiche uscite dal voto delle amministrative sono evidenti. E anche se gli sconfitti Matteo Renzi e Beppe Grillo fanno finta di non vederle, queste indicazioni sono fin troppo chiare e appaiono destinate a condizionare la fase finale della legislatura. Sbaglia gravemente chi pensa di andare al voto all’inizio del 2018 senza tenere conto di quanto avvenuto domenica scorsa. Ma appare anche evidente che qualunque correttivo si possa portare a queste linee, difficilmente la loro traiettoria potrà essere modificata in maniera significativa.
La vocazione minoritaria della sinistra sembra un dato inarrestabile. La caduta di Genova non è un fatto eccezionale come avvenne a Bologna per mano di Guazzaloca, ma è la dimostrazione che l’egemonia dello schieramento di sinistra (a Genova il Pd renziano correva insieme agli scissionisti e al resto del fronte progressista) è tramontata definitivamente anche nelle tradizionali “zone rosse” del Paese. A sua volta, l’inesistenza dei Cinque Stelle nei ballottaggi per i governi delle città rende sempre più complicata l’ambizione di Grillo di giocare la partita per il governo del Paese.
Nella sinistra e nel movimento grillino i prossimi mesi potranno portare non alla modifica delle indicazioni ma al loro rafforzamento. Con il Pd a rischio di nuove fuoriuscite e con l’impossibilità di dare vita a uno schieramento unitario. E con il M5S sempre più roso dai conflitti interni di un personale politico inadeguato ma ben deciso a non perdere la poltrona conquistata a suo tempo in maniera del tutto fortunosa.
La previsione sulla difficile possibilità di cambiare la linea emersa dal voto amministrativo vale anche per il centrodestra? Sarà capace il fronte moderato di sfruttare il vento che al momento soffia sulle sue vele trasformandolo nell’unica risposta credibile alla richiesta di stabilità del Paese?
Può essere che le differenze e le divergenze tra i vari leader possano aggredire negativamente questa linea. Ma ci vorrebbe solo un miracolo in negativo per far cadere il vento che soffia e spinge nella direzione del ritorno al governo dell’area delle libertà e delle responsabilità.
Arturo Diaconale (l’Opinione)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845