Milano 30 Giugno – Questo è un Paese impazzito. Se non lo è l’Italia, lo è certamente la sua classe dirigente. Ci si balocca su quale tweet scriverà Matteo Renzi domani o su quale metafora stravagante sfornerà Pier Luigi Bersani, mentre stiamo precipitando alla velocità della luce in una tragedia senza fine. L’approdo d’immigrati sulle nostre coste è ormai fuori controllo. C’era d’aspettarselo che col buon tempo la situazione nel Mediterraneo sarebbe peggiorata. Ma non fino a questo punto.
Solo nelle ultime 48 ore sono attesi 8500 immigrati in arrivo con le navi delle Ong e della Marina. È qualcosa di più di un’emergenza: è una pazzia. E nessuno, dalle parti del governo e della sua maggioranza, avverte la responsabilità morale e politica di porre uno stop a questo gigantesco inganno. I “compagni” della sinistra, e i loro ascari centristi, sono buoni soltanto a lamentarsi dell’Europa che non ci aiuta. Ma non si domandano del perché i partner continentali dovrebbero assecondare ciò che giudicano un errore capitale.
Il flusso incontrollato di migranti va fermato. Punto. Non c’è ragione buonista che tenga per sostenere l’insostenibile. A maggior ragione oggi che non l’ultimo degli xenofobi ma il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo ammette esserci un rischio per la sicurezza nazionale. Alla domanda sul traffico degli immigrati, il super-procuratore Franco Roberti risponde: “Purtroppo sì, costituiscono una minaccia alla sicurezza del nostro Paese”. È una dichiarazione-bomba che dovrebbe mandare in frantumi le cristallerie dei palazzi romani della politica. Invece, a lor signori frega niente: avanti così!
Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha interrotto il viaggio che l’avrebbe portato a Washington per impegni istituzionali. Vuole seguire da vicino l’evolversi dell’ultima crisi, in ordine di tempo. Segno che la situazione è grave. Ma viene da chiedersi che senso abbia avuto questo dietrofront se poi non si ha alcuna intenzione di affrontare di petto il problema e porvi immediato rimedio. Meglio sarebbe stato per lui concedersi ugualmente il week-end americano, visto che nulla cambia se resta asserragliato a presidiare l’ufficio al Viminale.
Il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta, ha rivolto al ministro un appello formale perché vieti l’attracco alle navi delle Ong che sono in rotta verso i porti siciliani. Perché non se ne vanno a Malta o in Spagna, o in Francia o in Dalmazia, si domanda l’esponente forzista? E noi le domandiamo: signor ministro perché non ordina alle unità della Marina di scortare i convogli della solidarietà pelosa ai porti da cui gli immigrati sono partiti? Già, perché? In fondo, basterebbe poco per tappare la falla che rischia di affondare il Paese. Se gli scafisti e il circuito dei mercanti di carne umana percepissero con certezza il cambiamento del vento in Italia, se avessero prova da comportamenti concludenti che la pacchia è finita, la catena del crimine verrebbe spezzata e la tratta di esseri umani interrotta.
Nessuno qui dice che non si debbano salvare i disperati dal pericolo di annegare appena fuori delle acque territoriali libiche. Ma non sta scritto da nessuna parte che il senso d’umanità debba essere scambiato per acquiescenza, se non complicità con la peggiore feccia criminale che lucra sulla speranza di chi pretende di stare in luoghi dove, per le leggi dello Stato e per il diritto delle genti, non ha titolo a stare. Non c’è spiegazione alcuna alla spirale di autolesionismo nella quale ci hanno cacciato i governi del centrosinistra. Resta, tuttavia, quell’odioso sospetto che tutto ciò faccia parte di un piano organizzato a tavolino per sottrarre il nostro Paese al suo legittimo destino di comunità nazionale.
Cari compagni che oggi tenete stretto per la gola il popolo italiano, volete capire che le legnate rimediate alle amministrative delle scorse settimane portano la scritta del “No” alle vostre politiche sull’accoglienza? Non vi sono bastate? Ma davvero aspettate che la gente perda la pazienza e quelle legnate ve le dia sul serio? E non in senso metaforico.
Cristoforo Sola (L’Opinione)
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