Milano 30 Giugno – Ritardi sulle consegne per Amazon mercoledì 28 sulla piazza milanese. I postini ambrosiani del colosso fondato da Jeff Bezos hanno incrociato le braccia. Chiedono in sostanza più sicurezza sul posto di lavoro. Tra le società che consegnano i pacchi di Amazon c’è R-Post. Un centinaio i dipendenti. Sono stati proprio loro a decidere lo sciopero e promettono di continuare la protesta nei prossimi giorni. A nulla è servito infatti ieri il tentativo di mediazione dell’assessore al Lavoro del Comune di Milano Cristina Tajani.
Materia del contendere è l’inquadramento contrattuale di questi lavoratori: il contratto delle Poste private che applicano oggi va loro stretto. Perché andrebbe applicato a chi consegna pacchi inferiori ai 5 chili di peso, ma questo sarebbe il minore dei problemi. I dipendenti di R-Post vorrebbero il contratto del trasporto merci prima di tutto per un motivo: in questo modo sarebbe garantita la cosiddetta clausola di salvaguardia, cioè se Amazon non rinnovasse l’appalto a R-Post il nuovo fornitore sarebbe tenuto ad assorbire i lavoratori che fino a oggi hanno garantito le consegne. Poi c’è anche un aspetto legato alla busta paga. Che con il contratto delle poste private è più povera di 100-150 euro al mese. Ma su questo il sindacato sembra disposto a ragionare. «Siamo disponibili a trovare soluzioni che tengano in equlibrio i conti dell’azienda — dicono i segretari lombardo e milanese della Filt Cgil, primo sindacato in R-Post, Stefano Malorgio e Luca Stanzione —. Ma sulla sicurezza del posto del lavoro non si può transigere. In questo settore abbiamo trovato aziende che applicano anche il contratto dell’agricoltura. Così le aziende si fanno tra loro una concorrenza sleale».
R-Post non pare intenzionata a cedere. Sull’adesione allo sciopero di mercoledì le visioni sono diverse: 90% per il sindacato, 20% per l’azienda. Di cert o iritardi nelle consegne sono stati rilevati dai milanesi. R-Post in ogni caso non si è presentata all’incontro in Comune. «Tutta colpa del temporale che imperversava ieri pomeriggio in città», dicono in R-Post. Che azienda e sindacato siano ai ferri corti è dimostrato anche dal fatto che l’impresa contesta la rappresentatività di Filt Cgil. Che ribatte promettendo insieme ai delegati nuove proteste a breve. E ricorsi sul piano legale, visto che un accordo sarebbe stato firmato in passato. La Filt sta valutando anche un ricorso per comportamento antisindacale. “A questo punto chiediamo ad Amazon di intervenire — dicono i rappresentanti del sindacato — la committenza dovrebbe avere cura della qualità del lavoro”. Forse questo è l’unico punto su cui il sindacato è d’accordo con R-Post. Dice il presidente e proprietario dell’azienda, Luciano Mangione: «Sulla clausola di salvaguardia non possiamo decidere noi, è Amazon che deve essere d’accordo sul fatto del trasferimento della forza lavoro a chi vince i nuovi appalti». Dal canto suo Amazon sulla questione resta un passo indietro: «Ci avvaliamo di fornitori specializzati per l’esecuzione delle attività di consegna. I termini dei rapporti tra gli autisti e le società di consegna sono regolati dagli accordi sottoscritti tra le parti coinvolte. Richiediamo a tutti i fornitori, incluse queste società, di ottemperare pienamente a tutti i requisiti di legge, incluse le normative sul lavoro».
Dal suo ingresso in Italia nel 2010, Amazon ha creato più di 2.000 posti di lavoro. Il centro di distribuzione Castel San Giovanni, primo sito logistico di Amazon in Italia, è stato inaugurato nel 2011. Nel novembre 2015 Amazon ha aperto il suo centro di distribuzione urbano da 1.500 m2 a Milano per servire i clienti Amazon Prime Now. Nel luglio del 2016 l’azienda ha annunciato la realizzazione di un nuovo centro di distribuzione a Passo Corese (RI) nel Lazio e la creazione di 1.200 posti di lavoro entro tre anni dall’avvio dell’attività. Nei mesi di settembre e ottobre dello scorso anno Amazon ha aperto tre depositi di smistamento ad Avigliana (TO), Origgio (VA) e Rogoredo (MI). Lo scorso dicembre Amazon ha annunciato la realizzazione di un ulteriore centro di distribuzione a Vercelli, presso il quale saranno creati 600 posti di lavoro entro tre anni dall’avvio dell’attività. Oltre a questi investimenti nello sviluppo della propria rete logistica in Italia, Amazon ha aperto il proprio centro di assistenza clienti italiano a Cagliari. Nel mese di luglio dello scorso anno, l’azienda ha inoltre annunciato che a Torino aprirà un centro di sviluppo per la ricerca sul riconoscimento vocale e la comprensione del linguaggio naturale e supporterà la tecnologia già utilizzata per l’assistente vocale Alexa, che al momento è disponibile solo in lingua inglese per servizi e prodotti come Amazon Echo, Echo Dot, Amazon Fire TV e Amazon Tap. Nel 2010 Amazon ha aperto a Milano i propri uffici, che entro la fine dell’anno saranno trasferiti in un nuovo edificio nel capoluogo lombardo. Tutto questo spiega perché la «conquista» di Amazon sia per il sindacato un traguardo importante. (Corriere)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845