Quest’anno ne sono già arrivati oltre 12.000 e in virtù della nuova legge siamo obbligati ad accoglierli. Sono principalmente maschi e hanno poco meno di 18 anni. Alcuni, specie albanesi, sono spediti qui apposta dalle famiglie per ottenere dallo Stato casa e lavoro.
Milano 26 Luglio – Se n’è accorto persino il Parlamento. La legge, varata alla fine di marzo, che impone di accogliere tutti i «minori stranieri non accompagnati» si sta trasformando in una colossale fregatura. Leggere per credere la relazione pubblicata nei giorni scorsi dalla «Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione» della Camera dei deputati. Sfogliando il documento, emerge una lunga serie di problematiche, che spaziano dalle difficoltà affrontate dagli enti locali nel garantire l’ospitalità ai giovani migranti fino alle truffe vere e proprie ai danni del nostro Paese. Ma vediamo di esaminare nel dettaglio i singoli aspetti della faccenda. Al 19 luglio di quest’anno, secondo i dati del Viminale, sono entrati in Italia 12.094 minori stranieri non accompagnati. Cioè immigrati minorenni che, in base alla norma appena varata, vengono automaticamente accolti, ottenendo il permesso di restare sul nostro territorio. In pratica, in questi primi sei mesi e mezzo del 2017 sono entrati tanti minorenni stranieri quanti ne arrivarono nell’intero 2015 (furono 12.360). Non stupisce: il numero di ragazzini in ingresso, da qualche tempo, è spaventosamente aumentato. Nel 2016, per intendersi, ne abbiamo accolti ben 25.846. Da dove arrivano costoro? Lo spiega la commissione d’inchiesta della Camera. Di quelli sbarcati quest’anno, il 13,6% proviene dal Gambia, il 13% dall’Egitto e il 10,2% dall’Albania (per citare solo gli Stati con i flussi più alti). Dunque, perlopiù, non si tratta di persone che «scappano dalla guerra».
Particolarmente interessante è il dato riguardante l’Albania. «Nella già complessa e articolata realtà dei minori stranieri non accompagnati, il fenomeno dei minori albanesi rappresenta una fattispecie particolare», nota la relazione parlamentare. Di questa «particolarità» il nostro giornale si è occupato a fondo nei mesi scorsi. Ora, finalmente, sull’accaduto si accende un faro diciamo «istituzionale». Un faro che illumina una truffa con tutti i crismi.
Si scopre infatti che i minori albanesi arrivano per lo più in Veneto, Emilia Romagna e Toscana. «L’insostenibile escalation del numero di minori ha condotto i servizi sociali e gli enti locali interessati a segnalare il fenomeno», scrive la commissione della Camera. Il risultato delle indagini è il seguente: «I minori sono accompagnati in Italia da parenti, amici connazionali, affidati ad autisti di pullman turistici o addirittura dagli stessi genitori i quali, una volta oltrepassata la frontiera italiana (solitamente quella marittima delle coste adriatiche di Ancona, Bari o Brindisi) fanno ritorno in Albania mentre il minore raggiunge le città, scegliendo quindi la località e la struttura che lo assisterà». Le famiglie individuano il luogo adatto, e fanno in modo di spedire i figli lì.
«Il giovane, in sostanza, simula uno stato di abbandono, in realtà fittizio», nota la commissione parlamentare. «In questo modo il minore è inserito nel sistema di tutela riservato ai “minori non accompagnati”, mentre la famiglia vive in Albania, ma in alcuni casi anche nel nostro Paese». È proprio per evitare inganni di questo genere che la direzione generale dell’immigrazione del ministero del Lavoro può svolgere indagini sulle famiglie dei minori stranieri. E, a quanto pare, sono piuttosto numerose le richieste di indagine avanzate dalla varie Regioni italiane. Come fa notare il sito Redattore sociale, «nel 2016 sono state svolte 426 indagini familiari, di cui 185 chieste dall’Emilia-Romagna, seguita da Veneto (63),Lazio e Liguria (38), Toscana (28), Lombardia (27) e Marche (17)» . Quest’anno si ripropone la stessa tendenza: l’Emilia-Romagna ha chiesto 32 indagini, il Veneto 15, Marche, Sicilia e Lazio ne hanno chieste 11 ciascuna.
Significa che qualcosa, nel sistema di accoglienza dei ragazzini, decisamente non torna. E non solo per gli albanesi. Stando ai dati presentati nel documento della Camera, la grande maggioranza dei giovani stranieri che giungono qui è appena sotto la maggiore età. Il 60,3% di loro, infatti, ha 17 anni. Il 23,7% ha 16 anni e solo il 6,5%è compreso nella fascia tra i 7 e i 14 anni. La percentuale di maschi è incredibile: sono il 93,1%.
Non è difficile intuire che cosa stia avvenendo. Dall’Africa e dall’Est arrivano in massa dei giovani uomini, di cui non è semplice stabilire la reale età anagrafica. In ogni caso, non si tratta di bambini, ma di persone che sono a un passo dall’età adulta. Arrivando qui, beneficiano dell’accoglienza senza gli ostacoli (pochi, tra l’altro) affrontati dai maggiorenni. Lo Stato italiano si preoccupa poi del loro inserimento «socio lavorativo». Per altro, la commissione parlamentare (che è composta da rappresentanti di partiti diversi e dunque esprime visioni anche dissonanti), si preoccupa delle difficoltà che possono vivere i «quasi maggiorenni». Costoro, nota la relazione, hanno meno tempo per «un’adeguata formazione e il raggiungimento di un’autonomia lavorativa», motivo per cui si suggerisce di velocizzare le pratiche.
«Per i ragazzi prossimi alla maggiore età e oltretutto giunti da poco nel nostro Paese», scrivono i deputati, «sembrerebbe invece più opportuno un inserimento mirato in corsi di lingua e professionali e magari collegare i tirocini/stage in aziende sensibili/ solidali (albo di aziende sociali). In questi casi, servirebbe anche un periodo transitorio più lungo di sostegno economico all’autonomia, che possa integrare la dote del ministero del Lavoro». Già,come se i giovani italiani non avessero alcun problema a trovare un lavoro o una casa… In buona sostanza, stiamo accogliendo senza alcun vaglio una marea di stranieri che poi verranno inseriti nel mondo del lavoro con un aiutino pubblico. I più giovani, casomai entrasse in vigore lo ius soli, non avranno problemi a ottenere la cittadinanza italiana dopo aver completato gli opportuni cicli di studi. Gli altri, invece, potranno eventualmente beneficiare -quando compiranno 18 anni -dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro, tipo quelli concessi dal Comune di Torino (che infatti viene esplicitamente richiamato nella relazione parlamentare). Come se non bastasse, c’è pure chi è svanito nel nulla. Al 31 maggio scorso, ben 5.190 minori stranieri risultano «irreperibili». Dove vanno a finire? Facile: o lavorano in nero, oppure va considerato «il reclutamento da parte della criminalità organizzata». L’invasione dei ragazzini, a quanto pare, funziona come quella degli adulti. E solo più facile.
Francesco Borgonovo (La Verità)
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