Rottamazione delle cartelle esattoriali, attenti alla beffa delle maxi rate

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Milano 28 Luglio – C’è un dettaglio che può essere sfuggito, a chi abbia letto in questi mesi della “rottamazione delle cartelle esattoriali”, ossia la possibilità di pagare quello che non si era versato al fisco negli anni precedenti senza incorrere in interessi e sanzioni. Il dettaglio è che in cambio di quello sconto il pagamento dovrà essere effettuato nel massimo di cinque rate, a partire dal 31 luglio (termine per il pagamento della prima) e il settembre 2018. Entro il 30 novembre 2017 dovrà essere pagato il 70% del dovuto. Per fare un confronto, gli accordi di diluizione dei pagamenti arretrati, con il regime precedente, potevano prevedere fino a 72 rate in sei anni o in casi straordinari fino a 120 rate, ossia dieci anni. Alcuni emendamenti dell’M5s che avevano proposto di allungare i termini fino a 20 rate nell’autunno 2016 furono respinti, così come il lasso di tempo iniziale è inferiore di quello di due-tre anni del quale avevano dato conto i giornali prima dell’approvazione definitiva.
Stiamo parlando di un provvedimento che interessa oltre 800mila contribuenti (il 72% dei quali ha chiesto la rateizzazione), segno di un successo dell’operazione. Il gettito atteso è di 7,2 miliardi di euro. Tuttavia il ridotto numero di rate e i tempi stretti stanno cominciando a creare dei problemi. «Abbiamo avuto un’adesione elevata da parte dei nostri clienti», commenta l’avvocato Alessandro Giovannini, titolare dello studio legale e tributario Giovannini & Partners. «La rateazione molto breve sta però comportando delle difficoltà di cassa e di liquidità, soprattutto per le piccole imprese, dato che la crisi di liquidità pesa ancora come un macigno». Tra i clienti dello studio, aggiunge, non ci sono state rinunce. «Preferiscono far fronte alle necessità finanziarie. In questo momento conviene indebitarsi, ma sono evidenti le difficoltà che sta creando il bisogno di fare cassa da parte dello Stato».
Sul Sole 24 Ore del 24 luglio Luigi Lovecchio ha messo in fila i motivi per cui il rischio di insuccesso dell’operazione rottamazione esiste e molti soggetti che hanno presentato la domanda potrebbero non versare le somme dovute. Il primo punto è che, visto che il costo delle definizione viene formalizzato a posteriori, il debitore rinunci a perfezionare la procedura. C’è poi il caso di chi abbia presentato la domanda nella speranza che in seguito (e prima del 31 luglio) riuscisse a vendere un immobile, un altro cespite o un avesse sperato nel buon esito di un’operazione aziendale. Questo vale soprattutto per le 8.091 persone che sono chiamati a versare tra i 250mila e un milione di euro. Altri, per la verità, avrebbero potuto cercare semplicemente di prendere tempo, perché bastava presentare l’istanza per vedere la sospensione dei pagamenti dalla precedente rate.
La buona notizia, che non tutti conoscono, è che esiste la possibilità di poter fare una selezione delle cartelle da saldare attraverso la rottamazione. È il servizio “ContiTu”, presente sul sito di di Agenzia delle entrate-Riscossione (l’ex Equitalia), che consente di pagare in via agevolata soltanto alcuni degli avvisi/cartelle contenuti nella “Comunicazione delle somme dovute”. La richiesta va fatta entro il 31 luglio e fino al 22 luglio sono stati 3.200 i contribuenti che hanno usufruito di questa possibilità.
D’altra parte non pagare non è una buona idea. Chi non aveva già fatto accordi col fisco per pagare a rate saranno esposti all’immediata riattivazione delle azioni di recupero dell’agente della riscossione, spiega il Sole. Una via di uscita c’è invece per i debitori che, alla data di presentazione dell’istanza, avevano ricevuto la cartella di pagamento da meno di 60 giorni. In quel caso rimane la possibilità di scegliere di pagare con il vecchio sistema, con più rate ma con gli interessi e le eventuali sanzioni.
A disconoscere il nuovo regime è stato anche Enrico Zanetti, segretario di Scelta Civica ed ex viceministro al ministero dell’Economia e delle finanze. «Ora che arriva il momento di pagare qualche difficoltà ci sarà, perché la nostra idea originaria di pagamento in tre anni è stata compressa in meno di due anni con il 70% da versare il primo anno – ha scritto sulla sua pagina Facebook – ma a prescindere da questo noi consideriamo già la rottamazione un fallimento, perché il nostro progetto prevedeva che con il passaggio al nuovo ente della riscossione venissero rivisti aggi, more e sanzioni pure sulle cartelle future: allora sì che la rottamazione sarebbe stato il preludio che noi avevamo pensato a una riforma seria della riscossione e non un mero intermezzo di episodica sanatoria in un contesto dove, a parte il nome di Equitalia, nulla è per ora stato cambiato».
Fabrizio Patti (Linkiesta)

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