Cassazione: chi evade le tasse deve pagare i danni morali allo Stato

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Milano 14 Agosto – Tempi durissimi per gli evasori fiscali condannati penalmente per aver cercato con particolare ingegno di farla franca, ad esempio per aver evaso l’Iva e per aver cercato di mettere al sicuro i beni in un fondo patrimoniale costituito solo per proteggere le proprietà immobiliari dalle ganasce dell’Agenzia delle Entrate. Rischiano, tra sequestro e condanna al risarcimento – oltre al carcere – di pagare il doppio di quello che hanno evaso, e nel verdetto può essere messo in conto anche il risarcimento dei danni morali patiti dallo Stato che ha subito il `raggiro´. Lo sottolinea la Cassazione replicando a un evasore trentino, M.Z. imprenditore immobiliare, che contestava anche la condanna al risarcimento dei danni morali per 167mila euro sostenendo che un ente pubblico come l’Amministrazione finanziaria non ne ha diritto. Invece – ecco il principio fissato dagli `ermellini´ – «è legittima la condanna in sede penale al risarcimento del danno morale patito dall’ Amministrazione finanziaria in conseguenza di un reato tributario, danno consistente nella lesione di interessi non economici aventi comunque rilevanza sociale, ai quali è finalizzata l’azione dell’Agenzia delle Entrate preposta all’accertamento e alla riscossione delle entrate tributarie della Nazione».

M.Z. aveva evaso l’Iva per 757mila euro per l’anno di imposta 2009 e poi nel 2010 aveva costituito un fondo patrimoniale sulla sua casa intestandola alla moglie. Ma è stato scoperto e per lui le cose non si sono concluse bene, tutt’altro, pagherà più del doppio di quanto evaso per aver «lucidamente perseguito di sottrarre il bene alle legittime ragioni dell’erario», come osservato dai giudici di merito.

La Suprema Corte – sentenza 38932 – ha infatti confermato la decisione con la quale la Corte di Appello di Trento, nel 2016, aveva convalidato il sequestro finalizzato alla confisca della casa con due garage del valore di circa 750 mila euro, oltre alla condanna a risarcire il fisco con oltre 810mila euro, e a un anno di carcere, pena sospesa. Per quanto riguarda l’ulteriore condanna a pagare 167mila euro di soli danni morali, la Cassazione ha stabilito che questo tipo di condanna è assolutamente lecito ma che, tuttavia, sull’entità della cifra il giudice deve fornire spiegazioni che non possono essere un semplice riferimento all’ammontare dell’evasione. Solo su questo punto il ricorso di M.Z. è stato accolto e adesso il tribunale civile di Trento dovrà provvedere a fornire adeguate motivazioni sull’indicazione dei 167mila euro di danni morali o sulla cifra che comunque vorrà liquidare all’Agenzia delle Entrate. (La Stampa)

 

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