Se le navi delle Onlus saranno sostituite da quelle della Marina, gli sbarchi continueranno con i costi a carico dello Stato. Il nuovo piano di salvataggi rischia di diventare un boomerang. La soluzione? Stop ai soccorsi indiscriminati ed espulsione dei clandestini.
Milano 17 Agosto – All’improvviso, il traffico di immigrati si è interrotto. È venuta meno la voglia dei profughi di scappare dall’Africa per inseguire il sogno europeo? No. Sono state arrestate le bande di criminali che si arricchiscono sulle spalle degli stranieri in fuga? Nemmeno. Si è per caso registrata una penuria di gommoni da utilizzare per prendere il largo dalle coste libiche? Neppure. Semplicemente è successo che le navi delle cosiddette organizzazioni non governative hanno smesso di fare la spola tra la Libia e l’Italia, e dunque arrivare nei nostri porti è diventato più difficile, se non impossibile. Tanto che è ripreso il flusso di extracomunitari che cercano di entrare in Europa attraverso la porta spagnola.
Dunque, con le nuove direttive che impongono alle navi private regole precise in fatto di soccorsi ai profughi, è dimostrato ciò che sospettavamo da tempo. Le imbarcazioni delle Ong sono un incentivo agli sbarchi. l profughi egli scafisti che li aiutano partono tranquilli dalle spiagge libiche perché sanno che a poche miglia c’è qualcuno pronto a salvarli. E ora che i piroscafi umanitari sono costretti a stare alla larga dal pattugliamento della guardia costiera libica, diminuiscono gli immigrati e soprattutto i criminali che sono disposti ad avventurarsi in mare per centinaia di miglia nella speranza di approdare da noi.
Tutto chiaro? Abbastanza. Le navi delle Ong sostengono che di colpo sia diventato pericoloso spingersi nel Mediterraneo per andare a pesca di profughi. In realtà, non si capisce in che cosa consista il pericolo per i volenterosi giovanotti che dicono di voler soccorrere i migranti. Uno di loro in un’intervista ha spiegato che si corre il rischio di fare brutti incontri, cioè di essere fermati da qualcuno che, pur dicendo di far parte della guardia costiera, è al servizio dei banditi. Ma questo è un pericolo a cui i volontari si esponevano anche prima, perché le bande di predoni che solcano il Mediterraneo non sono certo spuntate in questi giorni. Anzi, semmai ora, grazie agli aiuti che hanno consentito ai libici di disporre di motovedette più attrezzate, in quello specchio di mare le acque sono più sicure e più controllate. Dunque, quale rischio si corre insistendo a dare aiuto ai profughi che rischiano di annegare in mezzo al mare? Forse di vedersi sequestrata la nave perché non si sono rispettate le regole. Oppure di finire indagati da qualche Procura che sospetta una combutta fra soccorritori e trafficanti d’uomini. Ecco, il pericolo è tutto qui: di violare la legge,o perché si è sconfinato in acque vietate o perché ci si è trasformati in complici dei criminali. Le Ong se ne vanno perché il Far West dell’immigrazione davanti alla Libia è finito o sta per finire. Per mesi hanno sfruttato l’assenza di qualsiasi controllo riempiendoci di centinaia di migliaia di immigrati e probabilmente riempiendosi di soldi. Dicevano di voler aiutare i profughi. Di certo non avevano alcuna intenzione di aiutare noi. Dunque, auguriamoci che la sospensione delle loro attività umanitarie nel Mediterraneo sia per sempre. Senza di loro avremo meno extracomunitari da accogliere.
Tutto risolto, perciò? Non proprio. Ci sono infatti almeno altre due questioni su cui riflettere nel prossimo futuro. La prima è che le navi delle organizzazioni non governative rischiano di essere sostituite da quelle governative. Il quotidiano La Repubblica ieri dava notizia di un progetto del governo per schierare mezzi della Marina militare a soccorso dei barconi in difficoltà. Così avremmo solo cambiato tipologia di imbarcazioni, con addirittura un aggravio per le casse dello Stato, perché se i piroscafi delle Ong non sono a carico del contribuente italiano, quelli della Marina militare sì. Ciò che è accaduto dopo l’introduzione delle nuove regole ha dimostrato che senza navi pronte a trasbordare i profughi, gli sbarchi diminuiscono. Dunque non serve alcun nuovo piano di salvataggi, come vorrebbe il governo : basterebbe togliere le navi di soccorso dal Mediterraneo, traendo in salvo solo chi è davvero in pericolo e dentro le nostre acque territoriali. Altrimenti sarà peggio di prima.
Seconda questione. Se diminuiscono i profughi che sbarcano, non diminuiscono affatto i clandestini che soggiornano stabilmente in Italia. Dei 600-700.000 immigrati che le Ong ci hanno regalato in questi anni con la scusa dei soccorsi, buona parte non ha alcun titolo per restare in Italia. Dunque prima o poi ci si dovrà decidere a rimandarli a casa loro, soprattutto quelli che non hanno fissa dimora e lavoro ma dispongono di una fedina penale da professionisti del crimine. Questo dovrebbe essere il proposito di qualsiasi buon governo che abbia a cuore i problemi degli italiani prima di quelli degli stranieri. Ricordiamocelo perciò alle prossime elezioni.
Maurizio Belpietro (La Verità)
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