Scuola, allarme sostegno in città: mancano all’appello 1.400 insegnanti

Milano

Milano 24 Agosto – Mancano all’appello ancora 1.400 insegnanti di sostegno a Milano. «Il contingente previsto dal Ministero era di 1.953 posti complessivi per tutti gli ordini di istruzione: non solo non ci siamo, ma la forbice è destinata ad allargarsi perché chi non ha ottenuto i trasferimenti potrà ottenere l’assegnazione provvisoria fuori regione». A fare i conti è Massimiliano Sambruna, segretario milanese di Cisl Scuola: «A preoccupare sono soprattutto elementari e medie: alle primarie servono 853 insegnanti di sostegno, dopo le immissioni in ruolo ne mancano più di 670; alle medie ne occorrono 927 e ci sono 700 posti vuoti. Per la scuola dell’infanzia sono 110, ci siamo quasi; alle superiori 63 e non dovrebbero esserci problemi». Una data è segnata sul calendario: 31 agosto. «Speriamo che tutte le province procedano alle assegnazioni provvisorie entro questa data – spiega il sindacalista -. Il problema però resta: gli insegnanti formati ottengono supplenze su posti comuni altrove e qui mancano gli specializzati e si ricorre ai supplenti. Le università dovrebbero bandire corsi per permettere a un numero maggiore di persone di ottenere la specializzazione nel sostegno, visto il fabbisogno. La mobilità degli insegnanti poi non deve essere a scapito degli alunni e delle fasce più fragili».

Il nodo è sempre la continuità. Anche le scuole che finora non hanno registrato problemi iniziano a preoccuparsi. «Fino a quest’anno non avevamo buchi e cattedre scoperte, sappiamo altrove di situazioni complicate, ma nel piano organizzativo della scuola sono sempre state applicate bene le normative e si è garantita la continuità – spiega Tatiana Ascione, che fa parte della commissione inclusione dell’istituto Cadorna -. Sappiamo che quest’anno alle medie sarà più complicato perché diminuiscono gli insegnanti di sostegno e aumentano le certificazioni, ci sarà un ingresso importante di bambini con disabilità e non sappiamo ancora se si riuscirà a rispondere con insegnanti abilitati al sostegno o si dovranno tappare i buchi. In questi anni il sistema ha sempre funzionato, la Cadorna poi ha una vera risorsa, data dalle differenze. Ci sono tanti bimbi di origine diversa, viene fatto un lavoro immenso e quando la didattica funziona ne traggono giovamento tutti».

Nota dolente, in molte scuole milanesi, è la preparazione degli insegnanti, che spesso arrivano al sostegno perché non trovano posto nella materia di riferimento: alcuni studiano e si formano sul campo, altri zoppicano. «Purtroppo va a fortuna – racconta la mamma di Giuseppe, nome di fantasia, che frequenta la terza –. Io ho avuto qualche problema con la persona che seguiva mio figlio e non conosceva le strategie proposte dagli specialisti per aiutarlo. Si parlava di mappe mentali, metodi didattici e ci si trovava davanti a una tabula rasa. Poi però con le insegnanti di ruolo siamo riusciti a far rientrare la situazione. Il bambino va preso in carico da tutto il team e il rapporto scuola-famiglia è fondamentale». Giulia è in quarta, è seguita sin da quando era piccina. «È difficile ma per fortuna ho trovato una persona in gamba e coscienziosa, sia all’asilo che alle elementari. C’è il supporto delle insegnanti curriculari e della classe, la maestra di sostegno dialoga con le terapiste e con il neuropsichiatra, si confronta con noi, continua a fare corsi di aggiornamento. È questa la scuola che funziona, i percorsi individualizzati sono all’ordine del giorno e l’inclusione garantita. Di contro in passato abbiamo avuto criticità con educatori poco empatici e preparati. L’ansia per il passaggio alle medie inizia già a farsi sentire».

Simona Ballatore (Il Giorno)

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