Cantava quella Milano lì, ironica, beffarda, popolare: addio a Nanni Svampa

Milano

Milano 28 Agosto – Cantava quella Milano lì, ironica, beffarda, popolare. Aveva inventato i Gufi e non sapeva, forse, di aver trovato la chiave di una forma nuova, affascinante di interpretare Milano e il cabaret.

Aveva il carisma dell’uomo della strada che si rifà alla tradizione popolare più vera, ma rivoluzionando il linguaggio e il modo, con uno spirito goliardico scanzonato e autoironico.

Canzoni intelligenti. E la definizione comprende la sua cultura, il suo saper ridersi addosso, la sua irriverenza e attenzione per il sociale.

Si andava al Derby stupiti e affascinati. Impercettibilmente capivamo che i quattro Gufi su quel palco erano una bomba di novità, quasi che Brecht e Ionesco potessero miracolosamente sposarsi con quella canzone dialettale che ancora echeggiava nelle osterie dei Navigli.

E Svampa era il cuore e l’anima

Ma prima e dopo Svampa si era dedicato a Georges Brassens, iniziando a tradurlo in milanese durante il servizio militare: Nanni Svampa canta Brassens: un incontro felice, raffinato. Un disco da ricordare.

Una breve biografia tratta da Il Giornale “Nato a Milano nel 1938, Svampa si era trasferito a Porto Valtravaglia, sul lago Maggiore..

Svampa debutta sulle scene milanesi in due riviste goliardiche bocconiane nel 1959. A metà degli anni Sessanta fonda il gruppo di cabaret teatrale ‘I Gufì con Roberto Brivio, Gianni Magni e Lino Patruno. Negli stessi anni si dedica a due spettacoli sulla canzone in lingua milanese, in scena al Piccolo Teatro e di cui firma anche testi e regia. Con ‘Nanni Svampa canta Brassens’, del 1968, la sua fama si diffonde anche fuori dalla Lombardia. Insieme a Fabrizio de Andrè, diventa il riferimento italiano per le melodie del maestro francese della canzone d’autore. Negli anni Settanta alterna l’impegno sociale e politico con la ricerca sui canti tradizionali della sua terra. Dagli anni Ottanta avvia anche una carriera da attore per il cinema e la televisione, con ruoli soprattutto da caratterista. Considerato l’ultimo grande esponente della canzone in dialetto, che ha ormai smesso di risuonare nelle osterie meneghine mescolata a battute e canti popolari, Svampa ha continuato a lavorare fino all’ultimo tra teatri e locali”

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